Prima di lanciare quella pesante accusa contro «l'amministrazione» della Chiesa, il cardinale tedesco Reinhard Marx, uno dei membri del C6 di Papa Francesco, si era confrontato per alcuni minuti con lo stesso Pontefice che gli aveva dato il via libera a parlare liberamente, senza preoccupazioni, con un obiettivo ben preciso: lanciare un avvertimento a chi oppone ancora resistenze e magari tenta di occultare la verità. L'input al porporato, infatti, era stato chiaro: dire tutto senza filtri può aiutare ad aprire finalmente gli occhi. E così, ieri mattina, nel penultimo giorno di vertice vaticano sugli abusi nel clero che riunisce 190 partecipanti tra vescovi, cardinali e religiosi da tutto il mondo, l'arcivescovo di Monaco e Frisinga, tra qualche mugugno e qualche borbottio, ha denunciato pubblicamente l'atteggiamento poco trasparente della Chiesa che sui casi di pedofilia ha distrutto dei dossier che avrebbero permesso di risalire ai responsabili. «L'amministrazione», ha detto Marx, «non ha contribuito ad adempiere la missione della Chiesa ma, al contrario, l'ha oscurata, screditata e resa impossibile. I dossier che avrebbero potuto documentare i terribili atti e indicare il nome dei responsabili sono stati distrutti o nemmeno creati. Invece dei colpevoli, a essere riprese sono state le vittime ed è stato imposto loro il silenzio». In tanti hanno, anche tra i presenti, letto nelle parole del porporato un attacco alla Santa Sede e ai dossier che negli anni sono spartiti nel nulla, con le vittime ancora una volta lasciate da sole. A ora di pranzo, però, il cardinale, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha chiarito che quella sua denuncia pubblica riguardava la chiesa tedesca e quanto accaduto negli ultimi decenni. «Le procedure e i procedimenti stabiliti per perseguire i reati sono stati deliberatamente disattesi e anzi sono stati cancellati o scavalcati», ha detto il porporato che prima di tenere il suo discorso ha incontrato 16 vittime, «i diritti delle vittime sono stati di fatto calpestati e lasciati all'arbitrio di singoli individui. Il modo in cui l'amministrazione della Chiesa è stata strutturata e svolta non ha contribuito», ha detto, «a unire tutto il genere umano e ad avvicinare più gli uomini a Dio ma, al contrario, ha violato tali obiettivi».
Sulla questione trasparenza, tema dell'incontro di ieri, ha detto la sua anche uno dei membri del comitato organizzatore del summit, monsignor Charles Scicluna, che parlando della comunicazione tra vittime e istituzione ha ammesso: «La vittima spesso non sa cosa accade, non sa se dopo la sua denuncia si aprono dei processi o se si concludono, c'è una mancanza di comunicazione! Una vittima, ad esempio, mi chiedeva notizie», ha raccontato, «pensava che la sua denuncia fosse stata ignorata e invece quel processo si era già concluso e il prete era stato allontanato dal ministero. Dev'esserci maggiore interazione tra chi denuncia e la Chiesa».
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