Interrogati in Dad con gli occhi bendati. Aperta un'inchiesta

Detto. Fatto. È accaduto. Già c'era qualche voce nell'aria, in un paesino in provincia di Verona, dove una professoressa avrebbe detto ai suoi ragazzi: "interrogazioni online da bendati o con il cappello calato sugli occhi"

Interrogati in Dad con gli occhi bendati. Aperta un'inchiesta

Detto. Fatto. È accaduto. Già c'era qualche voce nell'aria, in un paesino in provincia di Verona, dove una professoressa avrebbe detto ai suoi ragazzi: «interrogazioni online da bendati o con il cappello calato sugli occhi». E quello che sembrava surreale e demenziale è accaduto davvero.

A Verona, una studentessa di 15 anni di seconda liceo, interrogata in tedesco, si è dovuta bendare per sostenere l'interrogazione. L'insegnante aveva il dubbio che la ragazza stesse leggendo da alcuni libri e così le ha chiesto di bendarsi gli occhi con una sciarpa. La notizia con tanto di foto è rimbalzata sulle chat di studenti e genitori. L'ufficio scolastico regionale del Veneto ha avviato un'indagine per ricostruire l'accaduto e prendere provvedimenti. Individuato il liceo, il direttore dell'ufficio regionale Carmela Palumbo ha contattato il dirigente scolastico, che ha sentito ragazzi e docenti. «In questo momento ha fatto sapere Palumbo all'Ansa non possiamo esprimere giudizi su un episodio che pare un eccesso di zelo che ha portato a un comportamento discutibile, scaturito dalle difficoltà a gestire in dad la situazione delle verifiche». E non sarebbe un caso isolato. A denunciare i fatti è Camilla Velotta, coordinatrice Rete Studenti Medi Verona: «Chi interrogato con il viso contro al muro, chi con le mani alzate, chi con il viso schiacciato sullo schermo, sembra che un voto valga più della dignità e dell'apprendimento di ciascuno di noi, situazioni vergognose».

«La dad - dice Lorenzo Baronti di Rete Studenti Medi Verona e rappresentante liceo Montanari - è già un sistema fallace, che allontana lo studente dalla scuola e dal resto della comunità studentesca, non può diventare un pretesto per azioni intimidatorie nei confronti di chi sta sostenendo una prova di valutazione. Chiediamo che vengano presi seri provvedimenti».

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