Martino Mora, professore di storia e filosofia al liceo Bottoni di Milano cosa sta succedendo dopo che ha mandato dalla preside tre studenti che si sono presentati in classe vestiti da donna il giorno della Giornata contro la violenza sulle donne?
«Sto cercando di ricucire con il dialogo il rapporto con i miei studenti. Se i giorni seguenti i ragazzi sono rimasti fuori dall'aula durante le mie lezioni per protesta, adesso entrano in classe e abbiamo aperto un dialogo».
Cosa è emerso?
«Intanto che l'hashtag che dà il titolo alla protesta è stato inventato da un altro professore e non dai ragazzi, a dimostrazione del fatto che si sono fatti strumentalizzare. Così dal profilo social del liceo si sostiene lo sciopero contro di me. Non credo che negli ultimi 40 anni sia mai successo che una scuola prendesse posizione a favore di una protesta studentesca contro un professore. Dall'altra parte abbiamo aperto un bel dibattito».
Ha convinto qualcuno?
«Il mio primo invito è stato a ragionare con la propria testa e volevo che ognuno prendesse una sua posizione. In quinta dei ragazzi hanno capito il mio punto di vista e mi hanno rivolto parole di stima, in terza e in quarta ci sto lavorando».
Perchè non ha aperto il dialogo immediatamente invece di cacciare i ragazzi?
«Perchè non era il momento: un insegnante è anche un educatore e un educatore deve sapere dire dei no. Quello era il momento di passare il messaggio che a scuola ci sono dei limiti. La scuola è un luogo speciale e un bene comune e merita rispetto. Ma su questo sono stato sconfessato dalla dirigenza e dal liceo stesso».
In che senso?
«Mi è stato posto un aut aut: fare lezione ai ragazzi vestiti così o andarmene. Io voglio difendere la scuola di De Santis, Croce, Gentile e Gramsci.
Io, che sono di idee diverse, sono costretto a difendere l'impianto della scuola gramsciana rispetto a questa deriva verso la scuola di Lady Gaga, verso questo grande Carnevale in cui ci si traveste, si fa quello che si vuole. Io sono contro perché ritengo che la scuola sia, come la Chiesa e la famiglia, una delle poche istituzioni di senso rimaste. Se perdiamo anche quella, rimane solo il Nichilismo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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