«Prima di cominciare l'intervista voglio farle una premessa», esordisce così perentorio al telefono con il Giornale il deputato Giorgio Trizzino, ex M5s passato al Gruppo Misto, appena atterrato a Palermo, la sua città, di ritorno da Roma dove ha partecipato all'elezione del presidente della Repubblica.
Mi dica.
«Voglio dire che non voglio sentire parlare più di peones, lo trovo un termine molto offensivo, un concetto mortificante utilizzato in questi giorni da tanti suoi colleghi».
Crede che questa definizione sia irrispettosa nei confronti delle prerogative del Parlamento?
«Sì perché il Parlamento in questi giorni ha svolto la sua funzione di seggio elettorale e lo ha fatto con decisioni autonome, è offensivo dire che sia stato tutto subordinato al mantenimento di una posizione personale, io sono un medico in pensione e non ho alcun interesse, posso dire lo stesso di tanti colleghi più giovani».
Forse i media hanno insistito tanto sui peones perché tifavano per una soluzione diversa, magari Draghi?
«È stato palese che alcune testate giornalistiche, soprattutto televisive, hanno remato contro la rielezione del presidente Mattarella. I cittadini spesso hanno fatto da spettatori alle trattative condotte in diretta dai giornalisti».
Lei è stato dipinto in passato come il tramite tra il presidente Mattarella e Conte, che ruolo ha giocato in questi giorni?
«Personalmente ho votato per Mattarella dalla prima votazione e ho cercato di convincere i colleghi del Misto, credo che la votazione decisiva sia stata la quinta, venerdì mattina, quando il presidente prende 46 voti, con il centrodestra che vota per Casellati e il centrosinistra che si astiene. Poi venerdì sera salta tutto, ma credo che la candidatura di Elisabetta Belloni non sia saltata tanto per l'atto di coraggio che ha fatto Matteo Renzi opponendosi, ma quanto perché già dietro c'era un'alternativa offerta dal Parlamento in totale autonomia e libertà, con un voto libero da parte dei singoli parlamentari che non hanno seguito gli indirizzi sbagliati dei loro leader».
Era convinto che Mattarella accettasse il secondo mandato davanti a una situazione così complicata?
«Lo conosco da molti anni, non ne conosco gli aspetti caratteriali, ma mi pregio di conoscere la sua dimensione umana e politica, e questo mi ha fatto pensare che Mattarella non avrebbe avuto dubbi di fronte al responso di quell'urna sacra che è il Parlamento, ieri ha parlato con poche parole, con essenzialità e grande spirito di servizio».
Anche i parlamentari del suo ex partito, il M5s, hanno svolto un ruolo importante nella rielezione del presidente, se lo aspettava?
«Non lo so questo perché ovviamente non li frequento più tanto. Però hanno avuto un ruolo importante, trasversale alle loro correnti. Penso che il M5s debba diventare adulto e strutturarsi. Credo che questo sia anche il pensiero di Beppe Grillo, con il quale ho continuato a mantenere un simpatico scambio di idee».
Ha sentito il presidente Mattarella?
«Negli ultimi
anni l'ho visto solo in poche occasioni pubbliche, cerco di non creargli problemi e sto attento a preservarlo perché sono un politico. Un conto è l'amicizia, un altro la politica, con lui non parlo di vicende politiche».
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