"Io, sindaco del Pd, investo sulle case di Mussolini"

Il primo cittadino del Comune che diede i natali a Mussolini, Giorgio Frassinetti: "Con 5 milioni trasformerò la casa del Fascio in un centro studi"

Da Wikipedia
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«Il mio giudizio su Benito Mussolini e il fascismo è netto, ma questo non significa che si debba nascondere un pezzo della nostra storia». E così Predappio, cittadina romagnola, feudo «rosso» dal Dopoguerra, meta ogni anno di un turismo «nostalgico», tra qualche anno farà rivivere la «sua» Casa del fascio. Il sindaco-geologo del Pd, Giorgio Frassineti, è a un passo dal chiudere l'acquisto dello storico edificio trasformato negli anni in Casa del popolo, sede di uffici e della Forestale, per poi essere abbandonato. Realizzata da Arnaldo Fezzi a partire dal '34, la Casa del fascio ha una superficie di 2.400 metri quadrati, tre piani e una torretta di 40 metri; 5 i tipi di marmo impiegati: al suo interno c'erano un albergo diurno, un ristorante e una sala da ballo a disposizione dei «pellegrini». «Abbiamo appena firmato l'atto decisivo per la realizzazione del progetto, cioè il programma di valorizzazione - puntualizza il sindaco - a cui seguirà l'accordo di valorizzazione e, quindi, la cessione dal Demanio al Comune». Il piano di spesa per restaurare l'edificio più imponente di Predappio è stato stimato in 5 milioni. «In pratica - spiega Frassineti - l'ammontare del bilancio corrente. È stata una decisione coraggiosa». Il sindaco («Renzi? Bersani? Io sono del Pd»), che non disdegna, all'occorrenza, di fare da cicerone per i turisti, non riesce però a pronunciare la parola «Museo del fascismo» o «Museo del Duce», come destinazione finale della restaurata Casa del fascio.

Ultimati i lavori, più o meno nel 2019, quale sarà il ruolo di questa struttura?

«Vedo un ruolo diverso da quello di fare accorrere persone vestite da gerarca o da balilla. Quello, cioè, di restituire un senso al Primo '900. Un'iniziativa utile alla formazione, in grado di narrare un pezzo di storia italiana ed europea non facile. Per capire come sono andate le cose. Capire, non perdonare».

Quindi?

«Ci saranno spazi espositivi, una biblioteca. Per riflettere su certi fenomeni, ci vogliono i luoghi e i simboli: Predappio, in questo, è perfetta».

Centro di documentazione, centro culturale. Non museo: ma Predappio, al di là del Sangiovese, è famosa per avere dato i natali al Duce. Perché questi giri di parole?

«Non dobbiamo celebrare, ma raccontare e ristabilire la verità. Un centro studi non offende nessuno. Si continua a limitare il fascismo agli ultimi suoi due anni, alla guerra civile, a Salò. In verità, bisogna partire da molto prima, da quando il consenso popolare per il fascismo ha cominciato a prendere forza. A qualcuno questo dà ancora fastidio. I tentativi di rimozione hanno portato solo danni. E poi finiamola con questa Italia spaccata: basta pronunciare la parola Duce per far succedere il pandemonio».

Cinque milioni sono una bella spesa: come farete ad affrontarla?

«Per sistemare un edificio, e chiedere i soldi, bisogna prima essere proprietari. Prevediamo due stralci funzionali, di 3 e 2 milioni. Le risorse comunali assicurano 500mila euro, e la stessa cifra ci arriva dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì. Siamo poi in corsa per ottenere i fondi strutturali europei e guardiamo all'“Asse 5”, quello che finanzia i progetti culturali con una forte attrattiva turistica».

Un bel business all'orizzonte, dunque...

«Non c'è mica da vergognarsi. Qui, ogni anno, arrivano 150mila persone e lasciano negli esercizi della zona circa 6 milioni. Non abbiamo alberghi, c'è solo un resort vicino, qualche agriturismo, B&B, locande e ristoranti. È un turismo mordi e fuggi».

E ci sono i negozi «a tema»...

«Sono tre, mi preoccupo di ciò che vedo dalla strada. Se dentro vendono cose offensive devono pensarci le forze dell'ordine».

Come si vive a Predappio?

«La popolazione è calata: molti immigrati, tra albanesi e maghrebini, se ne sono andati per mancanza di lavoro. Non ci sono parcheggi a pagamento, scuola e attività sportive sono gratis. Una famiglia su 10 abita in un alloggio del Comune».

Si è fatto ritrarre vicino

all'ultima Ferrari, la 488 Spider, presentata nel resort Condé qui vicino. Il Cavallino piace tanto anche a sinistra...

«Ma siamo nella terra dei motori, la passione l'abbiamo nel Dna. La politica non c'entra...».

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