Atreju è terminato ma le somme non le tira soltanto Giorgia Meloni: anche dalle parti del Partito Democratico si fanno i conti. L'argomento del giorno, in prossimità di via del Nazareno, è infatti la scelta del segretario Enrico Letta di presenziare alla kermesse dei meloniani. Non solo: l'ex premier, ad Atreju, ha parlato del futuro del Colle, rimandando comunque tutto a gennaio: è già qualcosa rispetto al silenzio che vige in casa Dem. Non è un dettaglio: se non altro perché, un confronto interno al partito, non c'è ancora stato. E sul Quirinale Letta sembra preferire tacere.
Circola malcontento in casa piddina: "Letta - fanno sapere, all'unisono o quasi, un paio di parlamentari a IlGiornale.it - parla di Quirinale più alla festa della Meloni che davanti ai suoi gruppi parlamentari, visto che non ci ha ancora convocato". Uno dei due esponenti del Pd è molto esplicito: "Avrei voluto che il mio segretario dicesse una cosa semplice alla Meloni: di riforme e Quirinale si discute con la maggioranza che ha accolto un anno fa l'appello del Capo dello Stato a dar vita ad un esecutivo di unità nazionale". Invece, per provare a scongiurare l'opzione di Silvio Berlusconi, Letta ha anteposto Atreju alla dialettica con i suoi. E questo ha fatto storcere il naso a più di qualcuno.
La stessa fronda del Pd ritiene più naturale che sul Quirinale il segretario del Pd discuta "con Salvini". E questo perché per i Dem "la Meloni ha disertato" l'appello del presidente della Repubblica teso alla costituzione del governo di Mario Draghi e si è "messa dalla parte delle piazze no vax". Affermazioni più che discutibili. Queste sono però alcune delle sensazioni piddine sulla mossa aperturista dell'ex presidente del Consiglio.
Un altro parlamentare che preferisce l'anonimato ne fa pure una questione stilistica. Mentre Matteo Salvini ha annunciato l'intenzione di dare vita ad un tavolo per dibattere dell'avvenire del Colle, Letta, per un pezzo di Pd, ha rinunciato a qualunque velleità da king maker: "E poi tutti di corsa da Giorgia Meloni, che poi li ha sputtanati alla grande. Bisognava almeno essere certi - aggiunge il Dem - che all'atto di cortesia corrispondesse per qualche ora una mancata aggressione".
In questo caso, il riferimento è al "Letta Casalino di Macron" che il leader di Fratelli d'Italia ha pronunciato in chiusura di manifestazione.Insomma, considerato il gesto di prendere parte ad Atreju, Letta avrebbe dovuto sincerarsi del proseguo dei toni. Ma è uno scrupolo che il Pd, per i suoi di toni, si fa di rado.
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