Un altro arresto nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta fuga di notizie dall'ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Dopo il fermo del suo portavoce, Eliezer Feldstein, entrato nell'ufficio stampa del premier dopo l'inizio della guerra e dopo essere stato portavoce dell'Idf e del ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, stavolta è toccato a un ufficiale dell'esercito israeliano di cui non è ancora stato diffuso il nome. Si tratta del quinto sospetto coinvolto nelle indagini. Per il Times of Israel, la vicenda ha scoperchiato «una delle fughe di notizie più gravi nella storia di Israele». Nello specifico, i documenti segreti - che si sosteneva fossero stati redatti da Hamas e rinvenuti dall'esercito a Gaza - vennero usati dal Jewish Chronicle per un articolo in cui si sosteneva che la fazione palestinese intendesse portare gli ostaggi rapiti il 7 ottobre fuori dall'enclave, attraverso l'Egitto. In un altro articolo della Bild si sosteneva che Hamas prolungasse i negoziati come forma di guerra psicologica. L'autenticità dei documenti venne in seguito smentita.
Mentre la guerra continua a Gaza e in Libano, Israele ha notificato ieri alle Nazioni Unite l'annullamento del suo accordo del 1967 con l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), dopo che il parlamento israeliano ha posto il veto su due leggi che vietano le sue attività in Israele e nei territori palestinesi occupati.
«Nonostante le prove schiaccianti che abbiamo presentato all'Onu e che confermano l'infiltrazione di Hamas nell'Unrwa, l'Onu non ha fatto nulla per correggere la situazione», ha dichiarato Danny Danon, ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite. La legislazione approvata dalla Knesset il 28 ottobre entrerà in vigore fra tre mesi.
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