Gerusalemme. Tre giorni prima di andare alle urne, Israele vibra di incertezza, niente, nessuno sa prevedere come andrà a finire, se Bibi vincerà o perderà. I giornalisti non arrivano a frotte come al solito, è la quarta volta che si vota e la questione è sempre la stessa: Bibi. Non sarà breaking news se i suoi accaniti antagonisti non ce la faranno nemmeno stavolta. Ma il tempo martella anche i monumenti, e tutti sentono che al di là del risultato, martedì si gioca con la storia proprio per il personaggio in questione: è un'elezione che non ha niente di immediatamente politico, che non mette in discussione scelte pratiche, ma che mira all'essenza di un'epoca. Essa si incarna tutta in questo personaggio, di 71 anni, al governo da 12 consecutivi, 16 in totale da primo ministro.
Benjamin Netanyahu intellettuale, figlio di Ben Zion, storico vicino a Jabotinsky, fratello di Yoni il comandante morto a Entebbe e lui stesso membro della Sayeret Matkal, unità militare eroica (come anche l'altro fratello Iddo), liberal conservatore, non religioso, senza propensione al post sionismo di moda oggi anche fra tanti ebrei. Sotto di lui non ci sono state guerre, ha portato a Israele il dono della vaccinazione anti Covid più riuscita del mondo, un'economia stabile, la pace di Abramo con quattro stati islamici, la sicurezza contro l'Iran. L'opposizione lo odia antropologicamente, un odio woke anti destra, una specie di grido anti oppressione come quello che si sente alle manifestazioni davanti a casa sua a Gerusalemme, anche ieri. Le accuse di corruzione volgono intorno al fatto che ha cercato di convincere un giornale a dargli una buona copertura, ma nessuno lo accusa di aver mai preso denaro. E allora? Allora la sinistra, i nemici che si è fatto in tutti questi anni, e sono tanti, parte dei religiosi e degli arabi che si sentono abbandonati e mal rappresentati sono furiosi, totalmente ipnotizzati: tutti fuorché Bibi, è lo slogan.
Adesso, la questione ruota tutta intorno alla possibilità di costruire la coalizione di 61 seggi alla Knesset, che ne ha 120. Il Likud, il partito di Netanyahu, è di gran lunga il primo: gli ultimi sondaggi dicono che ha 30 seggi, mentre ne conta 19 il partito maggiore all'opposizione C'è un futuro, di Yair Lapid, un giornalista tv che non ha mai rivelato la sua linea e che sono ieri ha sfidato Bibi a un confronto. I partiti di destra sarebbero in vantaggio: Destra di Naftali Bennet ha 10 seggi, e tutti i partiti religiosi portano molto avanti il gruppo, ma per esempio l'ex Likudnik Gideon Saar che ha fondato Nuova speranza (8 seggi) giura insieme a Avigdor Lieberman (Israele casa mia, 8) che mai entreranno in una coalizione con Netanyahu, benché di destra.
Dall'altra parte, Lapid, che in teoria arriva a 61, non sa su quanti amici potrà contare, perché parecchi partitini di sinistra, fra cui i Laburisti, potrebbero non superare il muro parlamentare del 3,25%. Anche il Partito di Benny Gantz, Bianco e blu, come Meretz, il partito radicale, sembrano cadere nell'inconsistenza. I partiti in via di sparizione potrebbero creare una cascata di voti sprecati. Alle precedenti elezioni l'8,5% dei voti sparirono dai radar. Netanyahu spera di aver allargato la simpatia o almeno l'interesse nel mondo arabo, e sembra funzioni. Al momento la dura insistente campagna anti Bibi che può contare su media compatti e instancabili, ha creato una situazione in bilico.
Il desiderio anche di moderati come Saar o Bennet di sostituirlo è grande. Ma di fatto manca in queste elezioni un personaggio che si erga a vero antagonista del primo ministro. Nessuno, né Lapid né Bennet né Saar mostrano al momento la statura per guidare un Paese come Israele, sempre sul margine di eventi fatali. Quello che gioca contro Bibi tuttavia, e non va dimenticato da nessuno, è l'immenso potere del politically correct, dell'occasione cui non sarai invitato, del premio letterario o artistico o del ruolo cui non potrai ambire.
Il tassista che mi riportava a casa qualche giorno fa, sentendo che non ero contro il premier ha esclamato. «Che sollievo, posso dire quello che mi pare finalmente. Allora ascolti: Netanyahu ci ha salvato dal Covid e fa la pace. Che c'è di più di questo?».
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