Sono bastardi senza gloria, ma al servizio del nuovo Stalin, e non cercano lo scalpo del Fuhrer e dei suoi gerarchi ma quello di Zelensky e dei suoi fedelissimi. Li hanno fatti rientrare dall'Africa cinque settimane fa, feroci e silenziosi, e per essere sicuri della riuscita della missione hanno messo una taglia ricchissima sulla testa del presidente ucraino. Sono più o meno quattrocento, appartengono al gruppo paramilitare «Wagner», un manipolo di mercenari che ufficialmente non esiste ma che si è fatto vivo, per seminare la morte, in Siria, Libia, Mali. Sono ex poliziotti, ex militari, ufficialmente non legati al Cremlino, ma allo «chef di Putin», cioè Evgheni Prigozhin, un oligarca che ha costruito la sua fortuna sul catering partendo da un chiosco di panini a San Pietroburgo e che l'Fbi ha inserito nella lista dei 13 russi che hanno finanziato la Internet Reserch agency, la più micidiale fabbrica di troll di Santa Madre Russia. Non sono lì a rinforzo di truppe in difficoltà, ma figli di un'operazione preparata da tempo, quando Putin ammassava migliaia di truppe al confine negando di voler invadere l'Ucraina.
Per il Times sono penetrati a Kiev attraverso la Bielorussia con l'ordine di uccidere il presidente Volodymyr Zelensky e decapitare il governo. Hanno una «kill list» con 23 uomini da eliminare, tra i quali, oltre al premier e agli uomini dell'esecutivo, anche il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, ex campione dei pesi massimi di pugilato e suo fratello Wladimir, anche lui campione di boxe, che hanno imbracciato le armi contro i militari russi anche se sono nati in Kirghizistan e in Kazakistan. Giurano, i bastardi, di essere in grado di rintracciare tutti tramite i telefoni cellulari. Per questo il governo di Kiev è stato informato sabato mattina dell'operazione e per questo, poche ore dopo, ha decretato il coprifuoco, parlando di «sabotatori russi» in circolazione e avvertendo che chi fosse stato visto in strada sarebbe stato considerato un nemico.
Anche perchè non ci sono solo i macellai della «Wagner» in giro. Per il quotidiano britannico sono arrivati in Ucraina tra i 2mila e i 4.000 mercenari russi. Alcuni sono stati schierati nelle regioni ucraine separatiste di Donetsk e Luhansk. E tra loro gli spietati «cacciatori di teste» delle forze speciali cecene, anche loro in missione con lo stesso obbiettivo della «Wagner», e con la benedizione del braccio destro di Putin a Grozny, Ramzan Kadyrov, criminale certificato, che durante la pandemia suggeriva al popolo di curarsi con «limone, miele e aglio». Una gara tra branchi di belve per portare a casa lo stesso scalpo.
Ma i nemici di Zelensky non sono solo russi, ceceni o senza patria. Nelle scorse ore, Kiev ha denunciato l'evasione dai domiciliari dell'oligarca ucraino di origini russe Viktor Medvedchuk, molto vicino al Cremlino e candidato numero alla guida di un governo nelle mani di Mosca, appena quello votato dal popolo venisse rovesciato. Il tycoon, attivo in molti campi dall'energia ai media, stava scontando una condanna per alto tradimento dopo essere stato giudicato colpevole di sostegno alle forze separatiste del Donbass. Ora, ha fatto sapere il suo legale, «si trova in un posto sicuro a Kiev». Un posto sicuro che per Zelensky sembra non esserci più anche se in Ucraina arriva anche chi vuol fargli da scudo.
Tra loro c'è un italiano, Francesco, il nome è inventato, 35 anni, campano, che ha deciso di arruolarsi tra i volontari della Brigata Internazionale che va a battersi per gli assediati, come nella Guerra civile spagnola.
Hanna Maliar, la vice ministro della Difesa, giura: «Abbiamo già migliaia di richieste da parte di stranieri, che vogliono unirsi alla resistenza», Gran Bretagna e Danimarca hanno promesso aiuti ai volontari e chi se ne frega se la Russia lo prenderà come un'azione di guerra. «Né soldi, né gloria: non sono Rambo, anche se ho esperienze militari e di antiterrorismo - spiega Francesco - parto per difendere gli ideali e i bambini ucraini». Bastardi, ma già pieni di gloria.
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