Forza Italia lancia il «berlusconellum». La proposta di legge degli azzurri sulla nuova legge elettorale viene ufficialmente depositata in commissione Affari costituzionali. È il provvedimento di «bandiera» che difficilmente vedrà la luce così com'è ma è un testo sul quale il parlamentino dovrà discutere e votare. A descriverlo nei minimi particolari, dopo che ieri l'altro il Cavaliere aveva dato il nulla osta, è stato il capogruppo alla Camera Renato Brunetta che ha riunito i suoi a Montecitorio. Che tutti i desiderata forzisti non saranno accolti è lapalissiano tanto che anche Brunetta lo ammette candido: «Noi abbiamo fatto la nostra proposta, non abbiamo la verità in tasca né pensiamo di essere i monopolisti del voto parlamentare - spiega - Si è sempre detto che sulla legge elettorale sarà il Parlamento a decidere. Pensiamo che sia necessario confrontarci con tutti i partiti e gruppi parlamentari, a partire dalla sentenza della Corte Costituzionale». La linea di Berlusconi, su questo tema, coincide per altro con il pensiero di Mattarella: rispettare le indicazioni date dalla Consulta. E infatti Brunetta lo rimarca così: «La nostra proposta è ossequiosa e corrispondente alla sentenza della Corte, pensiamo ci possa essere un dibattito sereno sia alla Camera che al Senato». I tempi, però, non saranno brevi visto che pare non esserci un accordo di maggioranza sul tema. In più il caos che sta vivendo il Pd lascia pensare che gli scissionisti si faranno sentire anche sulla legge elettorale.
In ogni caso la proposta azzurra poggia su alcuni pilastri: si tratta di un progetto su base proporzionale con premio di maggioranza al 40% alle coalizioni o alle liste. Naturalmente il Cavaliere fa il tifo affinché il premio sia alla coalizione per mantenere una certa autonomia dalla Lega. E su questo potrebbe trovare una sponda tra gli scissionisti del Pd. Escluse le preferenze, almeno per i capilista che saranno bloccati. Tuttavia sono previsti dei subcollegi, così come avviene per il cosiddetto «Provincellum» ossia il sistema usato per le elezioni provinciali, molto piccoli dove i candidati sono necessariamente molto conosciuti dagli elettori. «L'elezione, così, avverrà su personalità già individuate e che saranno espressione del territorio», spiega Brunetta.
Novità proposte anche per l'elezione degli italiani all'estero che in passato è stata fonte di polemiche infinite e brogli. Basta con il voto via posta, sempre contestato e spesso taroccato e nuovo metodo per il Trentino Alto Adige dove per tutelare le minoranze linguistiche s'è finito con lo sfavorire la maggioranza. Scottato da quanto accaduto in passato, con la montagna di schede contestate e poi annullate, Berlusconi ha anche previsto di rafforzare i controlli all'interno dei seggi. Ma ha un peso tutto politico perché costituisce una vera e propria norma anti primarie, la parte in cui si prevede che ogni lista presenti il proprio candidato leader. Forza Italia e Lega, per esempio, potrebbero allearsi candidando come premier, gli uni Berlusconi, gli altri Salvini. Il partito che prende più voti, impone la leadership.
Abbastanza simile la proposta di Alleanza popolare, depositata dall'alfaniano Lupi: niente ballottaggio, proporzionale con premio al 40% alla coalizione, soglia di sbarramento al 3% sia per i partiti che si presentano soli sia per quelli coalizzati.
A differenza degli azzurri, però, Alfano apre alle preferenze: non per i capilista ma per gli altri sì; fino a un massimo di tre. Di fatto si prospetta un guazzabuglio. E nel palazzo giurano che si capirà subito, dalle prime battute in commissione. Anche perché gli anti renziani sono intenzionati alla guerra pure sulla legge elettorale.
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