«Vogliamo rovesciare il regime», annuncia Abu Mohammed al-Jawlani, enigmatico capo di Hayat Tahrir Al-Sham, i talebani siriani che stanno avanzando ad una velocità impensabile. E il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, padrino dell'operazione, conferma che l'obiettivo dei ribelli è «certamente Damasco». Secondo alcune fonti il presidente Bashar al-Assad avrebbe già lasciato il Paese, notizia questa non ancora confermata.
Al-Jawlani in un'intervista alla Cnn ha dichiarato: «Lo scopo della rivoluzione rimane il rovesciamento di questo regime. È nostro diritto utilizzare tutti i mezzi disponibili per raggiungere questo obiettivo». Il capo, che nel 2016 aveva preso le distanza da Al Qaida, ipotizza una presa del potere che instauri un «consiglio scelto dal popolo». E aggiunge «i semi della sconfitta del regime sono sempre stati al suo interno... gli iraniani hanno tentato di rianimarlo, facendo guadagnare tempo, e in seguito anche i russi hanno cercato di sostenerlo. Ma la verità rimane che questo regime è morto». L'Iran continuerà a sostenere Damasco «qualsiasi cosa gli serva» ha annunciato il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. Oggi a Doha si incontreranno siriani, russi e iraniani.
Ieri le forze anti Assad sono arrivate ad un chilometro da Homs, dopo dieci giorni di offensiva che ha portati i ribelli a conquistare in maniera travolgente Aleppo, la Milano della Siria e Hama, terza città del paese. Più o meno la stessa distanza li separa dalla capitale, che potrebbe venire attaccata prima di Natale, se vanno avanti di questo passo. E forse anche da sud, dove sono stati segnalati gruppi di insorti nella zona di Daraa, che hanno preso il controllo di un posto di confine con la Giordania. Non è un caso che gli israeliani abbiano inviato rinforzi sulle alture del Golan, di fronte all'area di Daraa. La Russia ha invitato i suoi cittadini a lasciare il paese ammettendo la «situazione difficile». I ribelli avanzano sull'autostrada M 5 ad Est della base navale russa di Tartus e di quella aerea di Hmeimim, da dove decollano i caccia di Mosca che bombardano i ribelli senza riuscire a fermare l'avanzata.
Ad Hama, 350mila abitanti, è stata abbattuta la statua di Hafez al-Assad, padre di Bashar oggi al potere, che aveva fatto bombardare la città in rivolta nel 1982 provocando 20mila morti. Le forze anti-Assad avrebbero preso il controllo di al-Dar Al-Kaberah, a un chilometro dall'accademia militare di Homs, la più grande della Siria. Non si capisce se i governativi si sono già ritirati o vogliono dar battaglia in città. Sicuramente migliaia di civili sono in fuga e si aggiungono ai 280mila sfollati provocati dall'avanzata.
Nell'Est della Siria i governativi si sono ritirati e le posizioni, anche al confine con l'Iraq, sono state occupate dai
curdi. «Abbiamo lanciato un appello ad Assad per parlare insieme del futuro, ma la risposta non è stata positiva- sostiene il neo sultano Erdogan - La marcia dell'opposizione prosegue: Idlib, Hama, Homs e certamente Damasco».
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