Johnson, il solo pronto a volare in Ucraina

Il premier inglese da sempre contro la "cleptocrazia di Putin"

Johnson, il solo pronto a volare in Ucraina

Basterebbe scrivere e pronunciare Balaklava per capire come e quando incominciò il contenzioso tra inglesi e russi. A metà dell'Ottocento fu lord Raglan comandante dell'esercito inglese a ordinare la carica per respingere i cannoni russi costringendoli al ritiro. Dalla guerra di Crimea sono passati secoli ma il clima tra i due Paesi resta sulfureo. Per dire: se fosse dipeso da Winston Churchill oggi non esisterebbero né la piazza rossa e nemmeno il Cremlino. La sua idea, anzi proposta, fu quella di proporre agli americani di annientare con l'atomica Stalin e tutto ciò che questo comportava. Risulta agli atti di un rapporto della Fbi che fa parte di un libro, When Lions Roar di Thomas Maier. Si legge appunto che Churchilli avesse spinto Henry Styles Bridges, un senatore repubblicano del New Hampshire per convincere Harry Truman alla decisione che avrebbe sconvolto il mondo e la storia. Era finita la guerra mondiale ma il primo ministro inglese temeva che i sovietici potessero bombardare Londra come aveva fatto Hitler però ricorrendo all'atomica.

Non è il caso di Boris Johnson che però ha un'opinione dei russi ex sovietici molto dura. Quattro anni fa la Gran Bretagna interruppe i rapporti diplomatici con la Russia con l'espulsione di 23 diplomatici come ufficiali non dichiarati dell'intelligence a seguito del tentato assassinio di Sergei Skipral e della figlia Yulia. Oggi la posizione di Johnson ha poco della diplomazia internazionale e secondo la stampa britannica le sue parole e l'idea di partire per Kiev non sono altro che un tentativo, abbastanza stupido, di dirottare l'attenzione dallo scandalo del «partygate» allestito al civico 10 di Downing street durante il lockdown. Scherzano anche gli inglesi sul fatto che Johnson debba uno dei suoi nomi, oltre ad Alexander, appunto Boris, alla discendenza araldica russa, sua madre era nipote di Elias Avery Lowe, di una famiglia di ebrei russi lituani, allora sotto l'impero sovietico, Avery Lowe immigrò poi negli Stati Uniti. Al premier inglese tutto questo non interessa, la Russia è un nemico fastidioso e Putin in testa a tutto e a tutti. Così diceva, sei anni fa e non ieri: «Lui è presumibilmente il perno di una vasta cleptocrazia gangster post-sovietica e si dice personalmente che sia l'uomo più ricco del pianeta. I giornalisti che si oppongono a lui vengono fucilati. I suoi rivali si ritrovano rinchiusi. Nonostante assomiglia a Dobby l'Elfo domestico è un tiranno spietato e manipolatore».

Le sanzioni contro gli oligarchi sono state l'occasione per confermare il concetto, la manovra di accerchiamento su

Roman Abramovich è datata da almeno quattro anni, Johnson si professa russofilo ma ribadisce il disprezzo degli inglesi nei confronti di chi possiede un altro impero, anche caduto ufficialmente, comunque invasore e crudele.

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