Gli occhi dell'Occidente sono puntati su Washington, in una settimana nella quale si definirà il futuro della Nato e si deciderà (forse) quello di Joe Biden. La «rinascita» dell'Allenza, data per «cerebralmente morta» cinque anni fa da Emmanuel Macron (in dubbio la sua partecipazione), è uno dei grandi successi del presidente Usa. Ma la tenuta della sua «legacy» è strettamente legata a quella della sua candidatura. Un tema in più per un vertice nel quale i leader e i media scruteranno attentamente la solidità fisica e mentale del commander in chief. «In un certo senso, questo summit Nato capita nel momento migliore e nel momento peggiore. Il momento migliore è nel senso che l'Allenza ha uno scopo. Ma è anche il momento peggiore, ovviamente a causa della guerra in Ucraina, della sfida per aumentare la spesa per la difesa europea, delle preoccupazioni sull'affidabilità degli Stati Uniti», riassume Max Bergmann, direttore del Programma Europa, Russia e Eurasia del Center for Strategic and International Studies.
Nelle ore della vigilia che hanno preceduto il momento cerimoniale di ieri sera all'Andrew W. Mellon Auditorium, dove 75 anni fa, il 4 aprile del 1949, avvenne la firma originale del Trattato del Nordatlantico, le indiscrezioni davano già per acquisito uno degli obiettivi principali del Vertice. Secondo la bozza della dichiarazione congiunta che verrà sottoscritta dai 32 leader, il processo di adesione dell'Ucraina all'Alleanza sarà «irreversibile». Una terminologia alla quale la Casa Bianca ha dato il via libera, a patto che nel documento si riaffermi anche l'impegno del Paese per una piena riforma delle proprie istituzioni in senso democratico. Per Kiev si tratta della tanto attesa assicurazione sulla vita, divenuta ancora più urgente dopo che l'ipotesi di una nuova presidenza Trump si sta facendo sempre più consistente. Nei piani fatti circolare negli ultimi mesi dai trumpiani - ma non confermati dal tycoon - una futura «pace» con Mosca prevederebbe, tra l'altro, proprio il congelamento dell'ingresso dell'Ucraina nella Nato. Ed è un segnale forte, all'indomani del bombardamento russo dell'ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kiev.
Segnali, appunto, come quello lanciato sempre da Mosca nel primo giorno del Vertice, con l'ordine di arresto in contumacia per la vedova di Alexei Navalny, Yulia Navalnaya, accusata di coinvolgimento in un gruppo estremista. «Quale sarà la solita procedura? Un agente straniero, poi l'apertura di un procedimento penale, poi l'arresto?! - replica Yulia su Twitter - Quando lo scrivete, per favore non dimenticate di scrivere la cosa principale: Putin è un assassino e un criminale di guerra. Il suo posto è in prigione, e non da qualche parte all'Aja, in un'accogliente cella con tv, ma in Russia, nella stessa colonia e nella stessa cella di 2 x 3 metri in cui ha ucciso Alexei».
Un segnale pure le esercitazioni militari congiunte lanciate da Bielorussia e Cina al confine con la Polonia, mentre Xi Jinping, dopo avere mandato le sue truppe a un passo dal cuore dell'Alleanza, nel suo incontro di lunedì col premier ungherese Viktor Orbán, lanciava un appello per la ripresa del dialogo diretto tra Mosca e Kiev.
A Washington si discuterà anche della situazione sul campo di battaglia in Ucraina, dove secondo fonti dell'amministrazione Usa, la nuova ondata di aiuti occidentali sta funzionando: la Russia, è la previsione, difficilmente farà nuove conquiste territoriali nei prossimi mesi, proprio grazie al massiccio invio di nuove munizioni. «Stiamo lottando per avere più sistemi di difesa aerea per l'Ucraina e sono fiducioso che ci riusciremo. Stiamo anche cercando di assicurarci più aerei, compresi gli F-16», ha affermato Volodymyr Zelensky, atterrato a Washington nel pomeriggio di ieri. Richieste - necessità - che in questi anni di guerra hanno messo a dura prova la base industriale militare occidentale. Ecco allora l'annuncio di un contratto Nato da 700 milioni di dollari per la produzione di missili Stinger da parte dei Paesi membri, fatto in queste ore dal segretario generale uscente, Jens Stoltenberg. Tra i grandi temi sul tavolo dei leader, c'è proprio quello della spesa.
Sono ancora 9 i Paesi (tra cui l'Italia) a non raggiungere l'obiettivo del 2% del Pil da destinare alla Difesa. Nel frattempo, fonti dell'«amministrazione Usa prevedono un intensificarsi degli attacchi russi sull'Ucraina nei giorni del Vertice.
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