Lacrime e rabbia a Trieste per l'addio agli agenti uccisi

Con un lunghissimo applauso la città si stringe attorno alle famiglie dei due poliziotti trucidati in servizio

Lacrime e rabbia a Trieste per l'addio agli agenti uccisi

Trieste Migliaia di persone dicono addio a Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, i due agenti della Volante che lo scorso 4 ottobre sono stati uccisi a Trieste da un dominicano che avevano arrestato. La città si stringe attorno alla Polizia, ai suoi due caduti e alle loro famiglie nel giorno dei funerali solenni. Una marea di gente muta, commossa, chiusa in un dolore condiviso, si ritrova a metà mattina davanti alla Questura. Il silenzio si rompe solo nel momento in cui compaiono i due feretri avvolti nel tricolore, quando esplode un lunghissimo applauso.

Il corteo funebre percorre la strada verso la chiesa di Sant'Antonio in mezzo a due ali di folla che assiepa ininterrottamente entrambi i lati del tragitto. La piazza di fronte alla chiesa è colma: carabinieri, poliziotti, agenti della Guardia Finanza, tutte le forze dell'ordine sono schierate assieme alla gente comune per l'ultimo addio ai due giovani caduti. Fra le autorità spicca la presenza del presidente della Camera Roberto Fico, del vicepresidente del Senato Ignazio La Russa, dei ministri Luciana Lamorgese e Stefano Patuanelli, del governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e del capo della Polizia Franco Gabrielli.

Gli applausi non si fermano finché le due bare non fanno il loro ingresso in chiesa. E lacrime. Lacrime di uomini e donne in divisa, lacrime della gente comune. Il dolore è palpabile, ma c'è anche una sottile rabbia a stento repressa.

«Siamo in un Paese dove funziona tutto al contrario spiega un'anziana signora col tricolore che le avvolge le spalle -. Qui le vittime hanno meno tutele e meno diritti dei criminali». «Trieste non era abituata a cose del genere le fa eco un'altra donna di mezz'età Poveri ragazzi. E povere famiglie. Un genitore non dovrebbe mai seppellire un figlio».

Il vescovo della città apre l'omelia con parole toccanti. «Trieste vi offre il suo ultimo e affettuoso saluto, mentre resta fisso nella memoria di tutti il 4 di ottobre quando una follia omicida ha privato le vostre giovani vite di un futuro pieno di propositi e progetti», dice monsignor Giampaolo Crepaldi. «Un abbraccio reso ricco da una riconoscenza per il vostro difficile lavoro, non sempre adeguatamente compreso e valorizzato», aggiunge ricordando «il video in cui eravate felici e invitavate i cittadini a stare tranquilli perché c'eravate voi a proteggerli Sono certo che Trieste vi ricorderà come i suoi angeli».

Commosso e provato il questore di Trieste Giuseppe Petronzi. «La forte partecipazione di questi giorni è attestato di vicinanza alle famiglie e di considerazione per il vostro quotidiano e silenzioso servizio. Vi ringraziamo per questo, Pierluigi e Matteo», afferma Petronzi, prendendo la parola in chiesa. Poi, l'addio ai suoi due ragazzi. «Saluto la Volante un singhiozzo gli rompe la voce - ... la Volante 2, alla sua ultima uscita, con le stesse parole che i nostri figli delle stelle usavano all'inizio del servizio: Dormite sogni tranquilli, qui ci siamo noi».

Una tromba accompagna con le tristi note del Silenzio la fine della cerimonia, mentre i famigliari di Matteo e Pierluigi abbracciano le bare, dalle quali non si vogliono più staccare.

Ma è il momento di dire addio alla città e di ricevere l'ultimo saluto dai triestini. Un nuovo scrosciante applauso rimbomba nella piazza che accoglie i due feretri per l'ultimo viaggio verso Pozzuoli e Velletri, verso casa.

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