È entrato in Italia salendo a Kiev sull'aereo bianco dell'Aeronautica militare con il nome «Repubblica Italiana» che lo è andato a prendere e lo ha portato a Ciampino, dove lo ha accolto il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani. Il presidente ucraino è sceso dalla scaletta fra raffiche di vento e pioggia un maglione militare scuro senza giacca, barba e capelli ben curati, espressione serena e composta. Sapeva di venire in un paese il cui governo ha posizioni nette come ha ripetuto la premier Giorgia Meloni, elegante e misurata nelle parole: si cerca la pace, ma non nella sconfitta.
Ma la prima tappa della velocissima incursione è stata il Quirinale dove i due presidenti si sono detti «grazie» ciascuno nella propria lingua e poi Mattarella ha ripetuto che non si accetterà la pace al prezzo della sconfitta. Volodimir ha portato con sé molti uomini del suo governo e Mattarella ha diligentemente stretto la mano a tutti, procedendo a presentazioni brevi e incrociate per le quali è ormai addestrassimo.
Zelensky si è poi irrigidito sugli attenti quando il comandante del picchetto d'onore nel cortile del Quirinale ha gridato: «Onore al Presidente dell'Ucraina», parole cui hanno fatto seguito le note dei due inni, prima l'ucraino e poi l'italiano. Tutto il mondo si aspetta una trattativa ma sa bene che il mondo si divide fra chi vorrebbe imporre la rinuncia ai territori occupati, e chi non intende negare all'Ucraina il diritto di scegliere la sua pace.
È stata una giornata che Roma ha vissuto con alta tensione perché le misure di sicurezza erano evidentemente inconsuete e sapevano di guerra, ma senza caos, sotto una pioggia fitta e cordoni di polizia molto mobili, cortei di motociclette, stop and go per giornalisti sparsi con operatori televisivi a caccia di immagini; non molta curiosità popolare ma tutti gli ucraini che vivono a Roma e forse in Italia hanno schierato le loro bandiere che hanno i colori del grano e del cielo. E si sono radunati a piazza Barberini, cantando «Bella ciao» nella speranza di una sosta dell'auto che portava il loro leader.
L'incontro a Palazzo Chigi è stato veloce nelle forme e nei contenuti. Parole intense e la presidente del Consiglio ha confermato la posizione morale e politica dell'Italia di fronte alla guerra seguita al tragico fallimento di un'illusione di Vladimir Putin, partito per una operazione militare che avrebbe dovuto sloggiare o uccidere Zelensky per sostituirlo con una marionetta.
Di nuovo a Roma ed è scattato il grande meccanismo che doveva proteggere l'ospite contro qualsiasi incursione, mentre misure militari più vaste sono state prese nei cieli nell'ipotesi di un'improbabile attacco con droni. Non è accaduto nulla ma si è vista una Roma in cui il meccanismo di protezione militare e civile funzionava ad alto livello.
L'ingresso in Vaticano è stato romanzesco: per il presidente ucraino sono stati preparati ingressi laterali e passaggi inconsueti per non dire segreti, con ostacoli fisici mobili che hanno portato Zelensky nell'area in cui il papa vive. I due si sono venuti incontro a braccia aperte ringraziandosi a vicenda per l'onore e per il piacere.
Francesco negli ultimi mesi ha preso una posizione sempre più netta dal punto di vista etico contro la Russia di Putin, indignato per la deportazione in Russia di migliaia di bambini ucraini destinati ad essere riformattati come russi.
La sua indignazione ha avuto come effetto la parziale riconsegna dei piccoli cittadini del paese per il quale era stato preparato il reset della nazionalità: abrogata la lingua la memoria, la cultura e l'identità. Questo ha indignato il Papa forse più della violenza militare usata e dunque la sua opinione è diventata più netta anche se contenuta entro i limiti di chi cerca la pace attraverso il dialogo e vuole costruire nuove occasioni,
Il colloquio è stato contenuto nei tempi. Il Papa ha detto che ogni via sarà battuta alla ricerca della pace.
La cristianità cattolica è in contatto continuo con la chiesa russa che forse ha qualche influenza sul Cremlino, ma per ora, ha fatto capire il papa, non si può fare molto di più. Volodimir Zelensky, un ebreo di lingua russa diventato ucraino ed eroe della resistenza antirussa ha ringraziato tutti ed è tornato in patria
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