Nel governo le acque restano agitate. La manovra è il banco di prova per la tenuta della maggioranza gialloverde e di fatto l'autunno potrebbe essere ancora caldo. Di fatto la manovra si gioca su diversi fronti: flat tax, tagli alle pensioni, pensioni di cittadinanza e altre misure. Tutte spine nel fianco per il ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Il titolare di via XX Settemnbre di fatto predica prudenza per rassicurare l'Europa e annuncia comunque interventi strutturali per abbassare il carico fiscale soprattutto sulla calsse media. Ma le mosse del ministro agitano e non poco i due schieramenti di governo.
Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti critica il tetto sul rapporto deficit-Pil: "Quello viene dopo. Prima bisogna varare misure intelligenti, il resto vedremo". Ma a far la voce grossa su Tria è il minsitro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio: "Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria", ha detto all'Ansa. Subito dopo però arriva l'affondo: "Ma pretendo che il ministro dell'Economia di un governo del cambiamento - incalza Di Maio - trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà. Gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare".
Il pressing dei pentastellati è soprattutto per il reddito di cittadinanza che diventa probabilmente il provvedimento più costoso sul fronte delle coperture che il governo potrebbe varare. In queste settimane il ministro è stato più volte al centro di tensioni nell'esecutivo. E a quanto pare la bufera su di lui non è ancora finita...
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