Le agende in Italia non portano bene e anche quella di Draghi, che doveva contenere l'alchimia della verità immediata e la via lattea economica per il domani, sembra non smentire la tradizione, diciamo per eufemismo sfortunata. Senza che nessuno l'abbia vista bene per davvero, senza che nessuno l'abbia per davvero aggiornata, è diventata un brand generico di un marketing politico pigro e senza idee. Il Pd l'ha sposata fin dalle Idi di luglio al Senato ma ora si ritrova in perenne seduta psicanalitica, non sa bene come si chiama, non sa più chi è. Però bisognerebbe almeno ricordare la campagna elettorale. Non credo che superMario avesse indicato i fantasmi del fascismo, i pericoli imminenti per la democrazia e un viaggio dal leader tedesco, quello che non vuole il tetto al prezzo del gas. Ma non era un pallino di Draghi? Vuoi vedere che al Nazareno hanno portato il testo sbagliato? Non sarebbe la prima volta nella complicata storia ufficiosa italiana delle agende. Poi c'è Calenda, che ha usato la retorica metonimica per spostare l'oggetto, sempre più misterioso, sul soggetto, ormai assente. Ovvero dall'agenda tout court a Draghi, che però non si candidava a niente. Risultato, mezzo punto in meno di Silvio l'immortale dei moderati e trionfo della Meloni. E adesso tocca proprio a lei cercare di capire, rovistando nella presunta Bibbia del predecessore, se c'è qualcosa che la può aiutare per quello che l'aspetta, l'autunno più severo della nostra storia. Al di là dei riportati generici, staffetta per la finanziaria, consigli su alcuni ministeri da tenere nella sfera tecnica, si scopre con dolore che sul tema decisivo, il caro bollette, non c'è niente di concreto. Sull'Europa non comanda l'Italia, i soldi stanziati in tutto, non pochi, 52 miliardi, sono comunque insufficienti. La Germania ne ha messi ben 200, la Truss piangendo Elisabetta ne ha tirati fuori dalle tasche 170 per non far piangere i connazionali.
Nella mitica agenda sarà stata segnata la data del 30 settembre, con aumenti delle bollette del 60% ampiamente previsti anche dai giornali? La verità è che quello di Draghi era ormai un governicchio pieno di veti e vuoto di visione, le grandi riforme richieste col Recovery si erano già arenate sulla sabbia dei balneari. Non si sa se è stato fatto con dolo o con pressapochismo italico (a pensar male, diceva qualcuno), ma Giorgia dovrà cavarsela da sola. E l'agenda, meglio comprarne una nuova!
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