L'allarme di Berlusconi: "Con un governo M5s nuova crisi economica"

Il leader agli alleati: «Qui la Grosse Koalition non funziona. E non serve: vinciamo noi»

L'allarme di Berlusconi: "Con un governo M5s nuova crisi economica"

Se gli elettori consegnassero l'Italia ai «dilettanti» del M5s si rischierebbe «una nuova grave crisi economica». Silvio Berlusconi continua ad indicare nei grillini i veri nemici del centrodestra in un'intervista a La Nuova Sardegna. E in serata con Maurizio Belpietro, a Dalla vostra parte su Rete4, paragona il voto ai 5Stelle all'«andare in macchina con uno che non sa guidare». Si dice anche sicuro che al posto di Di Maio spunterebbe un altro premier, «giustizialista». Come l'ex pm di Mani Pulite, Piercamillo Davigo, ma il nome non lo fa.

Il Cavaliere torna anche ad escludere le larghe intese con il Pd: «Come potremmo governare con chi ha ridotto l'Italia in questo modo?». Per il leader di FI l'esempio della Grosse koalition tedesca, non è calzante. «La situazione è molto diversa, lì ci sono le condizioni numeriche e politiche per una proficua collaborazione tra i maggiori partiti, mentre in Italia i numeri dicono che vincerà il centrodestra, con un comodo margine».

Lo dice anche il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani: «Per l'Ue Berlusconi è garante di stabilità e il premier sarà un esponente di Fi».

Insomma, il centrodestra deve vincere, ma soprattutto deve vincere il partito azzurro, per essere traino della coalizione e garantire all'Europa il rispetto degli accordi. L'ultimo sondaggio riservato di Euromedia Research attribuirebbe a FI il 18%, alla Lega il 14%, a FdI il 4,5% e a NcI solo il 2,1%. Il Cav tranquillizza sull'inciucio Salvini e la Meloni, ma sa che la questione premiership divide. Però minimizza su tensioni interne, anche con il «pirotcenico» leader leghista. «Non siamo un partito unico, a volte usiamo linguaggi diversi, abbiamo uno stile differente, ma sul merito delle questioni non vedo posizioni differenti». Il programma è stato firmato da tutti, con il superamento di legge Fornero e Jobs Act. Per la prima, bisogna rimediare «alle gravi ingiustizie, senza mettere in pericolo la stabilità dei conti del sistema pensionistico», si vedrà se abolendola tutta, o modificando solo «le parti inique». Per l'altro, senza «tornare all'articolo 18», bisognerà «riprendere alcuni principi della legge Biagi» e rendere «conveniente per le aziende l'assunzione a tempo indeterminato di giovani».

Il Cav dirige da Arcore la campagna elettorale, mentre i coordinatori presentano i candidati in ogni regione. In un video sui social spiega come votare e raccomanda di barrare «soltanto il simbolo di Fi», per scegliere i concorrenti azzurri ed evitare contestazioni. Ma sulle liste la scelta è stata difficile. «Il dispiacere di escludere tanti mi ha fatto salire la pressione a 200. Sono troppo sensibile».

Le accuse di Renzi e Di Maio sull'immigrazione? «Con il mio governo c'è stato lo stop ai flussi, poi 4 governi non eletti hanno fatto aumentare gli arrivi e non è stato il trattato di Dublino, ma l'operazione Tryton voluta da un esecutivo di sinistra a concedere che tutte le navi che raccolgono migranti nel Mediterraneo li portino in Italia. Riforme? Per Fi ci vuole l'elezione diretta del Capo dello Stato.

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