Carluccio Sangalli, leader dei commercianti, lo chiama il «cortisone di Draghi», la cura da cavallo per l'economia europea. Finirà l'anno prossimo la scorta di cortisone, assieme al mandato del presidente della Bce. E l'Italia si ritroverà alla situazione di qualche anno fa, anzi peggio perché si è perso tempo.
A Cernobbio la Confcommercio raduna i suoi aderenti, ragiona sul futuro e propone i dati di una ricerca sul ruolo delle banche dal titolo inequivocabile: «Il ritorno dell'incertezza». Si parla delle incertezze europee con il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, e con Enrico Letta, ex premier ed emigrante di lusso nei centri studi francesi. Ma il grido di allarme è per un Paese che non cresce e non cambia. I commercianti non perdono la speranza, e sono encomiabili, sono tra i pochi che conservano un po' di fiducia. Puntano su «questo scorcio di legislatura», scommettono sul governo Gentiloni, e il premier sarà oggi sul lago di Como a rispondere. Ma l'elenco delle criticità stilato da Sangalli è chilometrico.
Le fragilità strutturali: «Burocrazia opprimente, carenze infrastrutturali e logistiche, deficit di legalità». La difficoltà di accesso al credito bancario: «I finanziamenti alle imprese continuano a ridursi, con una perdita rispetto alla fine del 2011 di quasi 120 miliardi di euro». Mariano Bella, direttore del Centro studi di Confcommercio, stima che questa stretta creditizia si sia tradotta in un mancato incremento del Pil di 0,6 punti. Per 8 euro richiesti, calcola Bella, le banche ne concedono 1. Sangalli non scende in polemiche, riconosce che il sistema deve sottostare al pesante giogo di Basilea. Ma «in un Paese che difetta di forme di finanziamento alternative» e in cui le piccole imprese (come quelle del commercio) rappresentano il 46 per cento del prodotto interno, questa è una pesante palla al piede. E poi va affrontato con decisione il nemico storico: «Una pressione fiscale inchiodata al 43 per cento del Pil» che «rende molto difficile qualsiasi prospettiva di crescita» e quindi va ridotta «in modo certo, generalizzato e compatibile con i conti pubblici» per rilanciare i consumi.
Anche il governo Renzi ci ha messo del suo per complicare la situazione: per Sangalli va superata «la logica del bonus e degli interventi spot», bisogna tagliare con decisione gli sprechi pubblici e «destinare tutti i risparmi a ridurre le tasse». Ce n'è anche per Gentiloni, a cui viene rimproverata la cancellazione dei voucher, «lo strumento più idoneo a coprire prestazioni saltuarie». Ma il timore più forte è lo spettro del rincaro delle imposte indirette che colpiscono i beni di consumo. «È di fondamentale importanza dice il presidente di Confcommercio evitare qualsiasi aumento dell'Iva», a costo di rinunciare a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro dipendente. Sangalli apprezza «l'intenzione del governo di condividere questa posizione», ma è evidente che la paura rimane.
I timidi segnali di ripresa non convincono i commercianti: Sangalli parla di un'«altalena di indicatori economici» che impongono prudenza nelle previsioni. Bene che vada, nel 2017 si stima una crescita dell'1,1 per cento. La fiducia delle imprese e dei consumatori latita. La prospettiva di un ritorno alla stagnazione è concreta.
E se si aggiungessero i dazi americani? «Noi siamo gli eredi di Marco Polo protesta Sangalli crediamo al principio della libertà del commercio e alla forza del made in Italy. I dazi sarebbero un grave danno, sono preoccupato. Mi auguro sia soltanto un annuncio senza seguito».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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