Dopo la furia iconoclasta, che ha visto demolire, decapitare e abbattere le statue di Cristoforo Colombo negli Stati Uniti, arrivano le petizioni per sostituire i monumenti del navigatore italiano che scoprì l'America nel 1492. Sull'onda delle proteste «black lives matter», negli ultimi due mesi abbiamo assistito agli sfregi di Baltimora, Chicago, Boston, Richmond e altre città degli Usa. Con una semplificazione insensata, lo sdegno per l'ingiusta morte di George Floyd a Minneapolis è stato trasformato nella damnatio memoriae di Colombo, considerato non colui che scoprendo l'America ha modificato il corso della storia dando inizio all'era moderna, ma solo un colonizzatore e uno sterminatore di nativi americani. Quindi il grande marinaio oggi viene considerato da una frangia di cittadini statunitensi indegno di troneggiare in parchi o piazze del loro Paese e a Los Angeles, Seattle, San Francisco, Denver e Washington hanno addirittura abolito il Columbus Day.
La grottesca escalation ha ora spinto alcune amministrazioni locali a sostituire i monumenti del grande italiano, com'è accaduto a Elizabeth, nel New Jersey. Con una petizione sul web firmata da 166mila persone, infatti, verrà eretta per la prima volta negli Stati Uniti una statua in onore della transgender Marsha P. Johnson, che sorgerà vicino al municipio al posto di quella di Cristoforo Colombo, il quale secondo i firmatari «non è una figura da celebrare». L'annuncio è stato dato la scorsa settimana, poco dopo quello del governatore di New York Andrew Cuomo che il 24 agosto, in quello che sarebbe stato il 75esimo compleanno di Johnson, le ha dedicato un parco a Brooklyn: «Sono fiero di fare questo annuncio. New York è in debito con lei».
«Dovremmo commemorare Marsha P. Johnson per le cose incredibili che ha fatto nella sua vita e per l'ispirazione che è stata ed è per i membri della comunità Lgbtq in tutto il mondo, in particolare le donne trans nere», si legge nella petizione online. E così le viene dedicata una statua mentre i monumenti di figure storiche venivano deturpati, abbattuti o rimossi durante o in seguito alle proteste. «Questo è un momento davvero eccezionale per esaminare perché l'America celebra un passato pieno di colonizzatori, assassini e persone che hanno oppresso altre persone per decenni», ha spiegato in un'intervista alla Nbc Steven G. Fullwood, storico e co-fondatore del Nomadic Archivists Project. «E poi abbiamo qualcuno come Marsha; abbiamo l'opportunità di resettare e ripensare quello che pensiamo della libertà in questo paese».
Ognuno è libero di celebrare le icone che preferisce, ma demolire e rinnegare la storia è tutt'altra faccenda. Con la sostituzione della statua di Colombo a Elizabeth, come l'abbattimento di altri monumenti dedicati al grande navigatore o ad altri personaggi storici, stiamo assistendo a una manipolazione del passato, in cui gli eventi vengono semplificati, banalizzati e poi trasformati in una narrazione bislacca, in cui devono regnare i buoni mentre i presunti cattivi vanno cancellati dalla memoria.
E così, seppure inizialmente spinta da desiderio di giustizia, questa massa di fanatici e finti buonisti si è lanciata nella profanazione di stature e cimiteri e ha trovato, purtroppo anche a casa nostra, solidarietà e sostegno per delle azioni che sono soltanto da condannare.
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