«Ci siamo stufati della propaganda e di chi pensa di trasformare Palazzo Chigi in Beautiful». Alla fine della prima giornata di mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil ieri a Bologna (si replicherà nei prossimi sabati a Milano e a Napoli; ndr) è questa l'unica frase - riferita al recente video da Palazzo Chigi del premier Meloni - del segretario del sindacato di Corso Italia, Maurizio Landini, che suona diversa rispetto alla solita litania contro il precariato e per l'abbassamento della pressione fiscale sui lavoratori. E, ovviamente, sullo sfondo è rimasto il vecchio mantra dello sciopero generale.
È difficile, infatti, giustificare una manifestazione sindacale dopo che con il recente decreto Lavoro il governo ha abbassato il cuneo fiscale sui redditi fino a 35mila euro almeno fino anno («deve diventare strutturale», hanno detto tutti e tre i segretari) e, soprattutto, dopo che l'Istat ha certificato che a marzo si è raggiunto il record storico di occupati con 23,3 milioni di impiegati. Non finisce qui. Su 18,3 milioni di lavoratori dipendenti l'83,6% (15,3 milioni) è rappresentato da contratti a tempo indeterminato. La precarietà, dunque, non sembra - almeno stando ai numeri - una minaccia incombente. Ma per Landini occorreva comunque protestare contro il decreto Lavoro che ha facilitato il prolungamento fino a 24 mesi dei contratti a termine. Una fattispecie che, come dichiarato di recente dal ministro del Lavoro, Marina Calderone, interessa poco più del 3% del totale.
Insomma, il sospetto che dietro questa manifestazione si celi un intento politico vista anche la presenza del segretario del Pd, Elly Schlein, diviene con il passare del tempo una certezza. E anche in questo caso sono i numeri a parlare chiaro. Secondo l'Istat, nel 2022 il numero delle trasformazioni dei contratti di lavoro da tempo determinato a indeterminato è aumentata del 44% (+27% a quota 864mila secondo l'Osservatorio del precariato dell'Inps). Un trend che dipende sia da fattori demografici (le persone in età lavorativa diminuiscono in media di almeno 150mila unità all'anno) sia da carenza di offerta legata alla mancanza di profili qualificati. Il contratto a tempo indeterminato diventa, ha rilevato di recente l'Adapt, un fattore di fidelizzazione della manodopera.
Landini e la Cgil hanno fatto riferimento a questo dato di fatto? No. «La precarietà sul lavoro è il male assoluto che non solo limita la libertà delle persone ma le pone anche sotto ricatto», ha urlato dinanzi alle 30mila persone intervenute il segretario generale. La platea ha invocato più volte lo sciopero generale (anche se Landini s'è schermito con un «si fanno quando è il momento di farli»), soprattutto quando a parlare è stato il segretario della Cisl, Luigi Sbarra. Quest'ultimo non ha chiuso le porte al dialogo ma, come imponeva il luogo, è stato più duro del solito. «Non ci piace questo metodo che ci fa arrivare a cose fatte, non si illuda il governo, da solo non ce la farà: il Paese si fa ripartire insieme», ha detto Sbarra invocando una convocazione immediata sulla riforma delle pensioni. La piazza bolognese, però, non è stata particolarmente calorosa nei suoi confronti proprio per le sue posizioni più moderate.
Il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri ha avvertito che «sarà una mobilitazione lunga».
Insomma, più che riformismo tanta voglia di sindacalismo anni '70. «Noi siamo la maggioranza del Paese che lo tiene in piedi e non ci fermeremo fino a quando no avremo ottenuto un risultato», ha spiegato Landini. Alla prossima puntata.
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