Nessuna mediazione da parte delle sigle sindacali. Il ministro Matteo Salvini si dice pronto a firmare la precettazione dello sciopero di venerdì per il settore dei trasporti, e infatti fa partire la lettera formale di per la riduzione dello stop a sole quattro ore. L'orientamento, precisa una nota del Mit, «è consentire la mobilitazione dalle 9 alle 12» del comparto trasporti - a eccezione di quello aereo che i sindacati avevano già accettato di escludere dallo sciopero, su richiesta del Garante.
Il braccio di ferro si fa più difficile ieri nel pomeriggio, quando i leader delle due sigle Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri respingono al mittente la richiesta di un passo indietro. Non basta l'intervento del Garante che aveva chiesto una riduzione oraria, e neanche «l'invito del dicastero a desistere». Salvini allora li convoca alle 18. I due segretari non si presentano, al loro posto mandano due dirigenti. Al termine il ministro ribadisce: «Vogliamo tutelare i milioni di italiani che tutti i giorni hanno bisogno di viaggiare. Vogliamo trovare un equilibrio tra diritto allo sciopero e diritto al lavoro e alla mobilità». La Uil: «Il ministro non ha fatto alcun tipo di apertura». Si va avanti.
Landini e Bombardieri per tutto il giorno tengono la posizione: «Non sono venute meno le ragioni dello sciopero che continuiamo a considerare sciopero generale nazionale». I due segretari generali ricordano di aver già accolto la richiesta del Garante di escludere il comparto aereo dalla mobilitazione «con senso di responsabilità». E sottolineano «che le modalità di astensione sono state previste garantendo servizi minimi e ogni altra garanzia». La Commissione invece aveva bocciato la protesta perché «mancano i requisiti» e aveva chiesto di accorciarla da otto a quattro ore. Tra l'altro secondo i commissari lo sciopero «non può configurarsi come generale perché esclude circa 16 settori ed è spalmato su 5 giorni: trattandosi di uno sciopero plurisettoriale deve rispettare le normative dei settori». Contestano poi la vicinanza della protesta ad altre astensioni programmate.
Se non rispetteranno le indicazioni «sarò io a imporre limitazioni orarie», aveva promesso Salvini. E infatti è arrivata la precettazione. Che però non spaventa le sigle. «Non abbiamo timore», dice la Uil.
Se nonostante la precettazione si procedesse con l'astensione potrebbero scattare sanzioni amministrative pecuniarie a carico dei sindacati e dei singoli lavoratori. Contro il provvedimento del ministro si può ricorrere al Tar, ma l'impugnazione non sospende comunque l'immediata esecutività dell'ordinanza. La legge prevede multe fino a 100mila euro ai sindacati e stop alle trattative sindacali per due mesi. Ma anche la sospensione dei permessi sindacali retribuiti o dei contributi sindacali trattenuti dalla retribuzione o entrambi, da 2.500 euro a 50mila, in base anche alla gravità degli effetti dello sciopero sul servizio pubblico. Sanzione che può essere «raddoppiata nel massimo» e dunque arrivare fino a 100mila euro.
I singoli lavoratori possono subire sanzioni
disciplinari proporzionate alla gravità dell'infrazione. Sono esclusi il licenziamento e misure che mutino il rapporto di lavoro. Comunque, in caso di sanzioni pecuniarie, l'importo lo versa all'Inps il datore di lavoro.
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