"Lascio la politica, M5s ha fallito"

Il viceministro: "Con i centristi? Mai. Chiunque vinca, ascolti Draghi"

"Lascio la politica, M5s ha fallito"

«Non mi sento né elevato né zombie». Pierpaolo Sileri dismette i panni del grillino duro e puro («Luigi Di Maio ha fatto bene ad allearsi col Pd») e lascia la politica per rimettersi il camice da chirurgo. Ma prima si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Scagliandoli contro Beppe Grillo che accusa i transfughi di essere degli zombie, contro il suo ex premier Giuseppe Conte («Ha sbagliato a sfiduciare il governo in un momento così delicato per il Paese») e contro Roberto Speranza. Ma senza fare nomi («Non voglio entrare in polemica con nessuno...»), tanto si capiscono da soli. D'altronde che lui al ministero della Sanità fosse una sorta di intruso dopo una serie di furibondi litigi con il capo di gabinetto del ministro e che durante la gestione della pandemia fosse poco considerato o addirittura messo in disparte quando di ritorno dalla Cina avvisò dei rischi che il nostro Paese è cosa ampiamente nota. Ma lui fa spallucce...

Le sue intuizioni sulla pandemia furono azzeccate eppure qualcuno la accusò di portare sfiga...

«L'accusa di portare sfortuna si commenta da sola. All'epoca, e parliamo di gennaio-febbraio 2020, mi limitavo da medico a constatare che un virus respiratorio così contagioso aveva alte probabilità di diffondersi anche al di fuori dalla Cina, tanto più che si cominciava a capire che anche le persone asintomatiche potevano diffondere l'infezione».

E invece non le diedero retta. Gli errori commessi allora possono ripetersi?

«Aspetti. Col senno di poi è facile dire: potevamo fare questo, potevamo intervenire prima, e così via. Sono stati commessi degli errori, probabilmente sulla comunicazione si sarebbe potuto fare di più, ma la verità è che in tutto il mondo e non solo in Italia ci siamo trovati di fronte ad un evento che non si era mai verificato in queste dimensioni, e per il quale non eravamo preparati. L'Italia, per di più, è stato il primo paese fuori dalla Cina ad essere investito dal virus».

E oggi?

«Siamo in una posizione molto migliore di due anni e mezzo fa. Soprattutto abbiamo ripreso consapevolezza di quanto sia centrale la sanità pubblica, siamo tornati ad investirci destinando circa 20 miliardi dei fondi del Pnrr alla riorganizzazione del sistema sanitario, che prevede tra i suoi interventi la realizzazione di un hub pandemico. Di fronte a fenomeni globali come le epidemie occorre una tempestiva risposta centralizzata».

Lei, grillino atipico, che ne pensa del crollo M5s? Ha fallito la sua missione?

«Contaminare il sistema rompendo certi schemi al fine di migliorarsi dovrebbe essere il modo di affrontare la politica quando governi. Ma senza urlare e con buon senso. Era questo, portare il Paese reale dentro le istituzioni, il mandato che ci avevano affidato gli elettori nel 2018».

L'addio a Mario Draghi?

«Non ho condiviso la scelta del Movimento di togliere la fiducia al governo in un momento difficile».

E se Carlo Calenda, Matteo Renzi o qualche centrista la chiamasse?

«Non oggi ma nel marzo 2018, appena eletto, dissi che non mi sarei ricandidato, e lo confermo: tornerò al mio primo amore, la chirurgia».

Qualche consiglio al

centrodestra o a chi dovesse vincere le elezioni?

«Ascoltare le ragioni l'opposizione. Condividere le scelte, anche difficili, che il nuovo esecutivo sarà chiamato a prendere. E magari chiedere qualche consiglio a Draghi».

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