Prove tecniche di centro, di più: di centro del centrodestra per usare la formula coniata da Letizia Moratti nell'intervista concessa mercoledì al Giornale: «C'è una vasta area orfana di rappresentanza, un'area che guarda con interesse al centrodestra». «Mai con la Schlein e mai con Conte», precisa ora lei seduta a fianco di Giacomo Portas, anima dei Moderati che da sempre fra Torino e il Piemonte rastrellano un gruzzolo di voti compreso fra il 4 e il 10 per cento. «Questo Pd e questi 5 Stelle non ci interessano», aggiunge lui e si capisce che l'interlocuzione è già molto avanti, fra incontri riservati e corteggiamento ai confini della maggioranza. «La stagione della nostra collaborazione con il Pd é chiusa», Insiste lui. Da sempre Portas si alleava con il Pd e portava il proprio simbolo in dote ai progressisti. Con questo meccanismo, i Moderati hanno eletto negli anni un discreto numero di consiglieri comunali, provinciali e regionali e lo stesso leader é arrivato per tre legislature di fila in Parlamento. Poi qualcosa si è rotto: già alle politiche lo scorso anno il movimento si era spostato sul Terzo Polo, ma poi la lite fra Renzi e Calenda, interminabile come il duello di un celebre racconto di Conrad, ha fatto saltare tutto.
Dunque, si riparte con un progetto pensato per le Europee e, sotto la Mole, anche per le regionali che potrebbero tenersi lo stesso giorno in un election day. Il primo passo è costruire un centro, anzi il Centro vagheggiato da Matteo Renzi che è il capofila dell'operazione. Con lui Moratti, Beppe Fioroni - fresco di strappo dal Pd - con i suoi Popolari uniti, l'effervescente sindaco di Taormina Cateno De Luca e appunto i Moderati.
L'obiettivo è naturalmente superare l'asticella della sopravvivenza e provare a mettere radici nel Paese. Poi, strada facendo, si passerà alla fase due: «Noi osserviamo con simpatia anche il centrodestra», precisa ora Moratti, lasciando aperta un'altra ipotesi di scuola: il Centro che si riflette nello specchio, in perfetta solitudine. In realtà la bussola indica un'unica soluzione percorribile, appunto tessere una rete con le componenti moderate della coalizione di governo. E in Piemonte l'idea è quella di appoggiare Alberto Cirio, sempre che il governatore uscente si ricandidi e non provi a giocare la sua partita in Europa. Tattica e strategia, con lo sguardo rivolto alle scadenze sul calendario. La coppia Moratti-Portas fa le prove davanti alla platea dei Moderati che cercano ormeggi sicuri in un momento così complicato per chi sta in mezzo, in quella terra di nessuno che rischia di essere inghiottita da destra e da sinistra.
«Ci sono tanti centrini e fin troppi leader - spiega Moratti al Giornale - ma noi cerchiamo anzitutto il contatto con la gente» come dimostra la sala strapiena in questo pomeriggio di inizio autunno. «Molti partiti - va avanti lui - nascono ormai in tv o in una sorta di congiura fra iniziati, noi al di là del proliferare perfino fastidioso delle sigle, crediamo di avere un radicamento popolare, certo abbiamo mosso i primi passi lontano dal Palazzo, fra circoli e pezzi della società». Poi naturalmente c'è tutto il resto: le manovre spericolate di Renzi e la paura di rimanere intrappolati nell'orticello della pura testimonianza.
Ma la deriva radicale di 5 Stelle e Pd sembra favorire e semplificare il cammino intrapreso in mezzo a tante incognite. Si va da sinistra verso destra, anche se alcune variabili non sono ancora chiare. A cominciare dal rapporto con Forza Italia. Si aspetta che qualcuno si faccia avanti con una proposta. Al centro del centrodestra.
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