L'assurdo caso del paesino ligure con sei residenti e dodici migranti

Gli ospiti sono in una casa inagibile dopo l'alluvione del 2015: la fogna non è a norma, la scuola non c'è e i cellulari non vanno

L'assurdo caso del paesino ligure con sei residenti e dodici migranti

Molino Vecchio di Valbrevenna (Ge) - Dal greto del torrente Brevenna si leva un puzzo nauseabondo, che penetra nelle narici e fa rivoltare lo stomaco: proviene da una fognatura abusiva che scarica direttamente all'aria aperta. All'altro capo del tubo c'è un appartamentino di quaranta metri quadri, dove la follia dell'accoglienza italica ha stipato sei migranti africani. Senza riscaldamento, senza una scuola dove imparare l'italiano, senza copertura telefonica perché tra queste montagne dove il sole fa capolino solamente nove mesi all'anno si può fare affidamento solo sulla vecchia linea fissa.

Al piano di sotto, altri sei sciagurati provenienti da India e Pakistan. In seguito a un accordo fra la prefettura di Genova e la cooperativa torinese «Liberi tutti», un mese fa sono stati spediti in questo borgo delle prealpi liguri, in una frazione che conta appena sei residenti (guarda il video). Esattamente la metà dei nuovi ospiti. Ma l'assurdo si arricchisce di nuovi dettagli quando scopriamo che gli appartamenti che accolgono i richiedenti asilo sono stati dichiarati inabitabili dal Comune perché colpiti da un'alluvione l'anno scorso. La piena del fiume ha strappato via la fognatura, che poi non è mai stata messa a norma.

I vicini sono basiti, non credono che qualcuno abbia potuto sistemare dei profughi in questo buco dimenticato da Dio. «È tutta l'estate che mi brucia la gola - scuote la testa il signor Gianni Cadile, indicando le acque tranquille del torrente Brevenna -. Ogni volta che qualcuno usa il bagno si levano miasmi insopportabili, persino l'Asl ha detto che è una situazione al di fuori di qualsiasi norma igienica».

Al telefono, il sindaco Michele Brassesco lamenta di aver saputo dell'arrivo dei profughi solo a cose fatte, ma spiega che dalla prefettura gli hanno promesso che presto le cose cambieranno. La situazione è insostenibile per tutti però, a partire dai profughi stessi. «Qui non possiamo lavorare, non possiamo studiare italiano, non possiamo telefonare a casa perché non c'è campo si lamenta il nigeriano Festos . Passiamo tutto il giorno a mangiare e dormire, ci dicono che dovremmo rimanere qui per un anno. Se non ci trasferiscono diventiamo tutti matti».

La Valbrevenna è solo l'ultimo di una lunga serie di casi che pongono la Liguria ai primi posti nella specialissima classifica delle Regioni più in difficoltà per l'afflusso di profughi. Al 5 settembre i migranti sul territorio erano 5.284, mentre nel 2014 erano quattro volte di meno. Inoltre questa ingente massa di persone è concentrata in appena venti Comuni su 235.

A Genova sono esauriti i posti nelle varie strutture di accoglienza e i cittadini già si stanno organizzando in comitati di quartiere per protestare contro nuovi arrivi. A Ventimiglia, nel collo di bottiglia dove si concentrano tutti gli immigrati diretti in Francia, si contano 800 persone per appena 360 posti, con l'incubo di una tendopoli abusiva sul modello di Calais.

Appena la scorsa settimana il governatore Giovanni Toti ha ribadito che la Liguria «non riconosce le quote attribuite dal Viminale», costruendo un fronte comune con Roberto Maroni e Luca Zaia. Al Viminale, però, non sembrano farsi troppi scrupoli. Gli arrivi di migranti, c'è da giurarci, continueranno.

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