L'astensione fa paura. La corsa di Vannacci potrebbe premiare la Lega

I timori di Fdi per l'affluenza stimata sotto il 50% e il successo della "svolta" di Salvini che ha puntato tutto sul generale

L'astensione fa paura. La corsa di Vannacci potrebbe premiare la Lega
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È davvero difficile intercettare quale sia e quale potrà essere l'approccio di chi - tra oggi e domani - andrà a votare per le elezioni Europee. Si va infatti alle urne tra le 15.00 di oggi e le 23.00 di domani, con Giorgia Meloni che da giorni spinge sull'appello al voto, invitando tutti a non dimenticare quello che più volte in privato ha definito un «appuntamento decisivo», un «referendum» sul governo. Quella della premier è una sorta di chiamata alle armi, per sparigliare il fronte e, forse, cercare di intercettare il versante dell'astensione.

E già, perché ad oggi - lo confermano informalmente tutti gli istituti di sondaggi - la vera questione è l'affluenza. Che se davvero rischia di scendere sotto il 50% (come è probabile), è destinata a penalizzare soprattutto Fratelli d'Italia. In particolare, dicono gli esperti di numeri e proiezioni di via della Scrofa, nel Nord-Est (proprio in quell'area che alle ultime politiche fu il principale bacino elettorale di Fdi).

Il ragionamento è per certi versi banale, ma condiviso da chi si occupa di previsioni sul punto: con un calo di affluenza importante perderebbe voti soprattutto Fdi, perché i suoi sono voti che non «scaldano» un partito che è al governo da quasi diciannove mesi. Peraltro, sempre secondo i sondaggisti, alla fine la candidatura di Roberto Vannacci contribuirebbe davvero a spostare voti a destra, con un leggero travaso tra Fdi in versione istituzionale alla Lega in mood più aggressivo. Insomma, l'idea di Matto Salvini di candidare il discusso generale dell'Esercito nonostante la contrarietà dei big del Carroccio potrebbe essere stata davvero la carta vincente del Carroccio. Al momento, sempre stando a previsioni e sondaggi, è un'ipotesi. Ma il trend pare davvero in questa direzione. Con la Lega che avrebbe attratto l'elettorato più a destra di Fdi e Meloni che proprio su quel fronte sarebbe stata costretta a giocare in recupero. Fosse così, si spiegherebbero gli affondi delle ultime settimane della premier, più decisa a «fidelizzare» l'elettorato di centrodestra che a «conquistare» quello in mezzo.

Infine, la partita al secondo posto della coalizione di centro-destra tra Salvini e Antonio Tajani. Il leader della Lega è in recupero, forte del cosiddetto «effetto Vannacci». Sapremo davvero solo lunedì, a urne chiuse, quanto la sua candidatura abbia davvero pesato. Di certo, il Carroccio è in recupero rispetto a qualche settimana fa quando era dato persino sotto Forza Italia.

La campagna elettorale si chiude dunque tra veleni e schermaglie, anche tra alleati. Per un voto europeo che ha di fatto dato il là a un tutti contro tutti per cercare di portare acqua al proprio mulino. Tra i temi centrali, il rischio astensionismo, con tutti i leader, a partire da Meloni, che hanno lanciato appelli per il voto. E poi la pace che il leader del M5s, Giuseppe Conte, ha voluto mettere nel simbolo. Proprio sull'Ucraina, infatti, si inasprisce lo scontro interno alla maggioranza tra i due vicepremier, Salvini e Tajani. Il leader leghista torna ad attaccare il presidente francese, Emmanuel Macron, per l'idea di inviare in futuro anche soldati europei e la decisione di «concedere» i caccia Mirage.

«Se qualcuno di centrodestra in Italia preferisce la sinistra al centrodestra e preferisce il bombarolo guerrafondaio, il pericoloso Macron, perché Macron è pericoloso e lo vedo instabile, non voglio che il mio destino sia nelle mani di un tizio instabile», arriva a dire Salvini, attaccato per questo anche dalle opposizioni.

Siamo in campagna elettorale certo. E mancano poche ore al voto e pochi giorni alla definizioni dei nuovi assetti dei vertici europei. Dove saranno determinanti le inclinazioni e le alleanze pro o contro l'Ucraina.

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