Lavorare per il pubblico è ancora un affare. I dirigenti hanno le paghe più alte della Ue

Gli statali italiani guadagnano il 18% in più dei dipendenti privati

Lavorare per il pubblico è ancora un affare. I dirigenti hanno le paghe più alte della Ue

Roma - Non sono i più poveri d'Europa. E nemmeno quella categoria di lavoratori che, in patria, baratta la certezza del posto fisso con una paga più bassa rispetto ai colleghi del privato. Vincere un concorso per lavorare nello Stato o negli altri enti pubblici è ancora un ottimo affare, secondo l'Osservatorio Cpi, centro studi Carlo Cottarelli sui conti pubblici italiani. Sei anni di blocco della contrattazione, cifre alla mano, non ha parificato il «cedolino» pubblico con la busta paga privata.

La differenza si è attenuata, ma resta elevata soprattutto tra i dirigenti. «Nella media degli ultimi 36 anni, il rapporto tra retribuzioni pubbliche e private è stato di 1,27: il differenziale salariale è stato quindi del 27 per cento a favore del settore pubblico», si spiega nello studio dell'ex commissario alla spending review.

Gli aumenti più significativi si sono registrati tra il 1999 e il 2006. Poi una diminuzione culminata con il blocco dei contratti a partire dal 2010. Nel 2016, anno della rilevazione, «il differenziale pubblico - privato era pari al 18 per cento». La differenza potrebbe calare al 4%, se si dovesse dare per buono l'assunto che nella pubblica amministrazione servono qualifiche più alte che nel privato. Su questa premessa l'osservatorio ipotizza che sia stato «eliminato lo squilibrio nel rapporto tra retribuzioni pubbliche e quelle private».

Ma quando il trattamento sia favorevoli per gli stati italiani lo si capisce comparando le figure apicali dei paesi più sviluppati.

Nonostante il tetto dei 240.000 euro introdotto nell'aprile 2014 i dirigenti apicali pubblici ricevono uno stipendio di circa 8 volte e mezzo il reddito medio italiano (circa27 mila euro). In Gran Bretagna i dirigenti statali guadagnano 5,8 volte il reddito medio nazionale, in Germania 4,5 volte, in Francia 5,5 volte. La media Ocse è di 5 volte.

«L'eccesso di retribuzione dei dirigenti italiani rispetto ai colleghi dei tre paesi europei si attesta, in media, al 65 per cento per i dirigenti apicali, al 96 per cento per i dirigenti di prima fascia e al 18 per cento per i dirigenti di seconda fascia con funzioni di coordinamento».

Un trattamento di favore che pesa sul bilancio pubblico. Nel 2015, ricorda il rapporto, «gli occupati nel settore pubblico sfioravano i 3,4 milioni, quasi il 15 per cento del totale degli occupati; il monte salari era di quasi 160 miliardi, un quinto della spesa totale al netto degli interessi (760 miliardi)».

Lo studio è uscito mentre il Parlamento esamina un Bilancio le cui voci di spesa sono dominate proprio dal rinnovo del

contratto degli statali. Premessa per un ritorno alla corsa di fine anni Novanta, che non può fare bene né ai conti pubblici, né al mercato del lavoro. Forse, può portare qualche vantaggio elettorale. Ma è tutto da dimostrare.

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