Il leader palestinese: "Sosteniamo la resistenza e tutte le fazioni armate"

L'architetto guida la manifestazione. Accuse e autodifesa: "Aiuto gli altri"

Il leader palestinese: "Sosteniamo la resistenza e tutte le fazioni armate"
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«Sosteniamo tutte le forze politiche, tutte le fazioni armate palestinesi, perché la resistenza è legittima. Hamas non sono indiani o cinesi, sono palestinesi, il fronte popolare sono palestinesi, Al Fatah sono palestinesi. Per cui tutta la resistenza è palestinese». Così a Milano, con un intervento fiume con toni accorati e solenni, Mohammed Hannoun ha arringato la folla che ieri partecipava alla manifestazione «Un anno di resistenza, un anno di genocidio». Circa mille i partecipanti che da piazzale Maciachini - periferia nord della città - sono arrivati in stazione Centrale, a Milano, al grido di «Palestina Libera. Israele fascista, Stato terrorista». Questo lo slogan che è risuonato, in questa come nelle altre manifestazioni che - praticamente ogni sabato, con alterna partecipazione - vengono messe in scena da una serie di sigle, che vanno dall'Associazione dei palestinesi in Italia - che all'architetto nato in Cisgiordania fa riferimento - ai Giovani palestinesi.

A Roma erano 10mila al corteo partito da piazzale Ostiense verso l'Esquilino, con pro-Pal, Usb e gli studenti di Cambiare Rotta e Osa. Una donna ha alzato un cartello verde: «Con Hamas fino alla vittoria». A Milano una donna tunisina ha minacciato la premier Meloni: «Non metta mai piede in Tunisia». Diversi striscioni, tra i quali un «con la resistenza palestinese al fianco dei popoli che lottano». «Abbiamo sempre detto che noi sosteniamo la legittima resistenza del popolo palestinese - ha gridato Hannoun da un camion alla testa del corteo - perché siamo convinti che il popolo palestinese, come ogni popolo oppresso, deve resistere in tutti i modi possibili». Fermato dai cronisti a margine del corteo, Hannoun si è poi voluto smarcare dalle affermazioni precedenti: «Non ho mai sostenuto Hamas o Al Fatah. Non faccio nulla di sbagliato».

E anche nel suo lungo intervento, il leader palestinese in Italia ha alternato le violente accuse a Israele, e le critiche ai Paesi alleati (gli americani e il governo italiano) e una sorta di autodifesa riferita alla segnalazione del tesoro Usa, che proprio il 7 ottobre lo ha individuato come finanziatore di Hamas.

Ha parlato di una schedatura costruendo tutto il suo discorso sul (presunto) ribaltamento della realtà in atto: «Chi aiuta i palestinesi viene schedato dal tesoro Usa» ha affermato. Ha ripetuto di aver raccolto fondi per orfani, anziani, ospedali e scuole. Ha sostenuto di aver sempre compiuto raccolte fondi «con la massima trasparenza», ma «le banche dei sionisti b...rdi hanno sempre chiuso i conti» è arrivato a dire. «Sono stato indagato dal 2002 al 2010 ma la magistratura mi ha assolto da tutte le accuse».

La vicenda però non è chiusa. Simona Bordonali, deputata della Lega, ha presentato un'interrogazione parlamentare riguardante i fondi raccolti dalla sua Onlus «Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese», con sede a Genova.

«Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti gettano un'ombra inquietante su un'organizzazione che, ufficialmente, si proponeva di aiutare il popolo palestinese» ha dichiarato la leghista, chiedendo al governo di intervenire con urgenza per vigilare sulle attività di queste associazioni e impedire il finanziamento di organizzazioni terroristiche come Hamas.

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