Il leale militante della prima ora. Una vita tra partito, Piacenza e Inter

Da sempre di destra, seguì la svolta di Fiuggi ma non Fini. Con Giorgia ha costruito Fdi che nella sua città natale vola

Il leale militante della prima ora. Una vita tra partito, Piacenza e Inter
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Un funzionario di partito dalla lunghissima militanza, «appassionato e coerente» lo definisce Giorgia Meloni. E in effetti Tommaso Foti la politica la frequenta, coerentemente appunto, fin da giovanissimo. A destra da sempre, la sua avventura politica inizia nella sua Piacenza - «la città che amo» scrive nel suo sito - come militante del Fronte della Gioventù al liceo scientifico Respighi, «prima palestra di confronto e di scontro», anche politico naturalmente.

Non ha però dubbi nel seguire Gianfranco Fini al momento della svolta di Fiuggi e della nascita di Alleanza Nazionale, diventando uno dei riferimenti del partito in Emilia Romagna. Nel momento in cui il leader di An tenta l'avventura di Futuro e libertà, Foti rimane coerente e fedele al Pdl per legarsi poi sempre più a Giorgia Meloni. Foti, infatti, fu con l'attuale premier, con Ignazio La Russa, Guido Crosetto e un altro gruppo di dirigenti, nel drappello dei fondatori, ovvero coloro che azzardarono l'uscita dal Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi per fondare Fratelli d'Italia, nel 2012, e ricostituire una formazione riconoscibile e di destra, anche in dissenso rispetto all'appoggio del Pdl al governo Monti.

Eletto per la prima volta alla Camera dei deputati in occasione delle Politiche del 1996 per il Polo per le Libertà (in quota Alleanza Nazionale) nel collegio di Piacenza, dove ottiene il 41,32% e supera di misura Gianfranco Pasquino dell'Ulivo (40,97%) e Giorgio Alessandrini della Lega Nord (17,71%), viene poi riconfermato in tutte le legislature seguenti, tranne nel 2013.

«Masino» per gli amici, diminutivo di Tommaso, Foti, 64 anni, non nasconde la fede nerazzurra e quando può siede sugli spalti del Meazza per seguire la sua Inter, talvolta insieme a Ignazio La Russa. Disponibile e cortese, telefono sempre acceso, quando perde le staffe sa farsi sentire, anche se accade di rado. Nella sua biografia ricorda che «motivi di carattere familiare» lo hanno portato ben presto a conoscere il mondo del lavoro, «dove muovo i miei primi passi rappresentando, da figlio d'arte, una delle più importanti aziende italiane del settore agro-alimentare». «Sono leale e credo nell'amicizia», aggiunge, ricordando che «il 2 maggio 1992 è uno dei giorni più belli della mia vita, essendo nata mia figlia Alessandra».

Uomo di militanza e di territorio, come ricorda il Post è il terzo piacentino a ricoprire un incarico ministeriale, dopo Pier Luigi Bersani e Paola De Micheli, ma il primo di destra. Come detto è molto legato alla sua città e va particolarmente fiero del radicamento a destra dei suoi concittadini.

Nelle recentissime elezioni regionali di metà novembre, dove il centrodestra è stato sconfitto con 16 punti di distacco, nella sola provincia di Piacenza ha vinto di 15 punti, con Fratelli d'Italia al 37,5 per cento, 6 punti in più del Partito Democratico. Una medaglia e un ottimo viatico per la sua prima volta da ministro.

FdF

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