Euforia in via Bellerio. Al consiglio federale, voluto da Matteo Salvini per fare il punto sul primo tempo di queste amministrative, i leghisti brindano. Il Carroccio non soltanto ha tenuto ma è pure cresciuto in molti Comuni.
L'ascesa della Lega, però, impone ambizioni ben più estese. La ruspa è in garage già da tempo; adesso si registra una correzione di tiro pure su euro ed Europa. In pratica una frenata sul lepenismo più radicale. Lo ammettono molti leghisti: «Matteo ha fatto bene a cavalcare la tigre lepenista». Passato prossimo. E ancora: «Soprattutto in televisione, dove devi mandare un concetto chiaro in 30 secondi, devi essere sintetico e diretto. Poi è chiaro che il discorso va affinato». Traduzione: Salvini dice - e forse dirà ancora - che l'euro va stracciato e che il sogno è l'Italexit. Ma pensa che più che uscire occorre andare in Europa a rinegoziare tutto. Trattati inclusi. Che è cosa ben diversa dallo sbattere la porta ed andarsene. Il problema è che il popolo, spesso popolino, non si entusiasma a sentir parlare di Trattati e di negoziazioni. Preferisce il dentro o fuori. Anzi, meglio il foera. In ogni caso oggi si minaccia l'addio all'Europa per avere più forza contrattuale con Bruxelles un domani. Salvini è un caterpillar ma non è sprovveduto. Sa che c'è tutto un mondo imprenditoriale e finanziario, che dialoga col leghista in giacca e cravatta Giancarlo Giorgetti, che non fa i salti di gioia quando sente parlare Matteo come se fosse Marin Le Pen. E se Salvini da grande vuole il premier...
L'ambizione il segretario della Lega ce l'ha eccome. Ma è ovvio che, da solo, i numeri per andare a palazzo Chigi non ci sono. Ecco perché, altro tema trattato al federale, non si sotterra l'alleanza con Forza Italia. Attenzione, però: tutti snocciolano i dati. Dappertutto, se si esclude Como e qualche altro centro, il Carroccio è avanti agli azzurri. E pure al centrosud i forzisti son ben lontani dalle percentuali bulgare di una decina di anni fa. Tuttavia Berlusconi serve ancora; ecco perché Salvini abbassa i toni. Per ora. Questione di realismo politico visto che siamo ancora al primo tempo e coi ballottaggi si potrebbe scrivere un'altra storia. «Nessun astio nei confronti del Cavaliere, per carità - racconta al Giornale un membro del federale - Ma è chiaro che l'ex premier deve abbandonare la politica del pendolo: non può andare un giorno al Nazareno e il giorno dopo in via Bellerio. Serve chiarezza».
Concetto espresso anche dal leader: «Il centrodestra vince quando è unito ed è a traino leghista. È importante una coalizione con idee chiare e senza tentazioni renziane e inciuciste. La Lega traina e questo un significato ce l'ha». Il futuro dell'alleanza? Si vedrà ma dopo i ballottaggi tirerà aria di redde rationem: «Se c'è un programma comune, tutto è possibile. Anche se c'è un sistema proporzionale. Per il momento il programma non c'è ma stiamo a vedere, tutto è possibile. La Lega non andrà mai a sostenere un governo a guida Pd. Mi piacerebbe altrettanta chiarezza da parte degli alleati, se manca quella...». E ancora: «Facciamo l'ultimo appello: se veramente Berlusconi vuole l'unità del centrodestra, come va dicendo, scelga il maggioritario e non il proporzionale per dire prima mi voti e poi vediamo».
Chi tiene molto all'alleanza con i forzisti è Umberto Bossi, ieri presente al federale assieme a Gianni Fava che aveva sfidato Salvini alle primarie,
uscendone con le ossa rotte. Il Senatùr parla poco ma sibila: «Sì, è vero: La Lega ha vinto. Ma ha vinto perché Salvini ha avuto culo». Caustico il commento del segretario: «Pensala come vuoi. Ma per vincere serve anche il culo».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.