Che qualcosa non quadrasse era evidente da tempo. Chi aveva registrato le voci dei partecipanti al meeting all'hotel Metropol? I sospetti ricadevano sempre su di lui, l'avvocato Gianluca Meranda, uno degli artefici della presunta trattativa con la controparte russa per far arrivare alla Lega una montagna di soldi illegali sulla compravendita del petrolio russo. Non si capiva bene per chi lavorasse questo inquietante personaggio, massone, poi espulso dalla Serenissima Gran Loggia d'Italia, a Mosca con gli emissari del Carroccio ma quasi come un infiltrato dai contorni sfuggenti. Ora qualcosa in più emerge da una corposissima informativa delle Fiamme gialle, 600 pagine, che smontano lo scoop dell'Espresso, il settimanale che portò a galla questa storia devastante per l'immagine della Lega, e accreditano, a quanto si capisce, Meranda come una via di mezzo fra l'agente provocatore e la gola profonda.
In sostanza, come ricostruisce la Verità, tutta la storia del Metropol, peraltro archiviata in aprile, deve essere riscritta da cima a fondo: Giovanni Tizian, uno dei due giornalisti autori dell'inchiesta che ha fatto il giro del mondo, conosceva Meranda da un pezzo, e si incontrò con lui molte volte in quei mesi decisivi. Addirittura viaggiò insieme a Meranda da Roma a Mosca.
Quella che sembra affiorare è una macchinazione, un complotto o qualcosa del genere, con possibili elementi di calunnia tutti da verificare. Meranda sembra spingere i leghisti verso la commissione del reato, poi imbecca L'Espresso che è già pronto. Insomma, sembra esserci una regia mediatico giudiziaria per creare letteralmente dal nulla un polverone in grado di azzoppare la Lega alla vigilia delle europee del 2019. Nell'agenda del cellulare di Meranda - annotano i militari - «risultano registrati 14 promemoria di appuntamenti con Tizian nel periodo dal 25 luglio 2018 al 24 luglio 2019».
Il primo incontro, quello del 25 luglio 2018, è immediatamente prossimo a importanti sviluppi degli embrionali accordi e delle trattative commerciali oggetto di inchiesta giornalistica e quindi di indagini, contestualizzabili fra il 10 e il 24 luglio».
Meranda sembra tenere i fili di tutto l'intrigo: riceve documentazione utile a promuovere il business dagli interlocutori russi, disegna la fantomatica strategia, dà una chiave di interpretazione: «L'affare non serve per arricchirsi, ma per sostenere una campagna politica».
Concetti altisonanti per quella che si configura come una trappola. Contemporaneamente, L'Espresso, come l'abbonato di una celebre pubblicità, ha sempre un posto in prima fila. Alcune foto visibili sul cellulare di Meranda ritornano sull'Espresso e gli investigatori paiono sempre più convinti che sia stato l'avvocato a passare al settimanale gli audio della riunione moscovita. Ma ci sono tante altre suggestioni: addirittura Meranda e Tizian decollano da Fiumicino per Mosca con lo stesso volo Alitalia, il 17 ottobre 2018. Il giorno dopo, 18 ottobre, c'è il famoso incontro al Metropol fra i tre italiani e i tre russi. In ballo, 65 milioni di dollari per le casse della Lega. Ancora Meranda prende contatto con il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido, in seguito protagonista della cattura di Matteo Messina Denaro, per metterlo in contatto con il solito Tizian. Mistero sulla risposta.
Tutto questo e molto altro viene messo per iscritto dalle Fiamme gialle già nel luglio 2020, ma non succede nulla di nulla. La Lega subisce altri tre anni di attacchi forsennati, ma l'indagine sul Metropol e sul trio composto da Gianluca Savoini, ex portavoce di Salvini, dal consulente finanziario, vicino alla Margherita, Francesco Vannucci e dallo stesso Meranda, si affloscia e finisce mestamente in archivio nei mesi scorsi.
Ora la Verità sembra prendere in contropiede la procura di Milano. «Dovremo fare una valutazione complessiva di queste carte», spiegano a Palazzo di giustizia. Ma la Lega, che annuncia un esposto, reclama giustizia: siamo davanti a «una macchinazione - si legge in un comunicato - che ha inquinato la nostra democrazia».
Per questo ora la Lega si aspetta «interventi chiari dalla politica, dalla magistratura, dall'Ordine dei giornalisti e dai commentatori che per anni hanno rovesciato fango».Per la cronaca Tizian è oggi al quotidiano Domani, mentre l'allora direttore dell'Espresso Marco Damilano ha una trasmissione in Rai: «È stato promosso dalla sinistra», sottolinea la Lega che aspetta spiegazioni.
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