La Lega perde terreno. Non basta il jolly Vannacci

Le prime proiezioni non sorridono alla Lega che resta ferma al palo all'8,5 percento, sorpassata da Forza Italia

La Lega perde terreno. Non basta il jolly Vannacci
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Le prime proiezioni non sorridono alla Lega che resta ferma al palo all'8,5 percento, sorpassata da Forza Italia, che sarebbe sopra al 10 percento, tallonando addirittura il M5s. Bocche cucite nella sede del Carroccio in via Bellerio, dopo è riunito tutto lo stato maggiore del partito. A cominciare dal leader Matteo Salvini, reduce da un week-end complicato dalle bordate di Umberto Bossi, che ha fatto sapere a tutti che avrebbe votato per Marco Reguzzoni, capogruppo del Carroccio alla Camera durante la segreteria del Senatùr e candidato da indipendente nelle liste di Forza Italia. E dire che la serata era cominciata nel segno dell'ottimismo con i risultati che arrivavano da fuori, soprattutto quelli della Francia dove il «bombarolo, instabile, criminale» Emmanuel Macron, come lo ha definito Salvini negli ultimi giorni di campagna elettorale, è stato disintegrato dal Rassemblement National di Jordan Bardella e Marine Le Pen, l'alleata a cui il leader della Lega non ha mai voltato le spalle. Tanto che a urne ancora aperte il senatore Claudio Borghi twittava: «Si sta facendo la storia». Entusiasmo, però, subito spento dalle prime proiezioni. A infondere ottimismo arrivando in via Bellerio ci aveva provato il vicesegretario della Lega Andrea Crippa, dicendosi «fiducioso». Ma senza nascondere un po' di nervosismo per le parole di Bossi: «Arrabbiato no, deluso un po'...Anche perché qualcun altro ha parlato per lui». Anche il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo ha messo in dubbio le affermazioni di Bossi riportate dall'ex deputato Paolo Grimoldi: «Mi rifiuto di credere che abbia detto una cosa del genere» ha spiegato Romeo, portando avanti la tesi di chi pensa che i fedelissimi del Senatùr stiano tirando il capo per la giacchetta. Salvini ha trascorso la giornata in Valtellina, mentre suoi social la macchina continuava a girare, nonostante il silenzio elettorale, a suon di bordate contro Macron, Ilaria Salis e le «follie woke». L'obiettivo dichiarato era quello di eguagliare il risultato delle politiche, quando il Carroccio chiuse all'8,8% percento, e se possibile scongiurarlo. Evitando, ovviamente, il sorpasso di Forza Italia, che invece sembra sempre più inevitabile, tanto che i «bossiani» gongolano a microfoni spenti: «Iniziamo a preparare i popcorn...». Grimoldi, che ora chiede di cambiare il nome alla Lega togliendo la dicitura «Salvini premier», aveva anche rilanciato un messaggio di Gianni Fava, «emarginato dopo 30 anni di Lega», che nel 2017 si candidò a segretario della Lega Nord e fu asfaltato da Salvini.

Una breve dichiarazione al veleno con cui invitava «chi ha cuore quel che resta della storia della Lega» a votare per Roberto Cota e Reguzzoni, entrambi candidati con FI, perché «se si continuano a cercare candidati votabili dentro al partito di Salvini si fa solo il gioco di Salvini. L'alternativa è Roberto Vannacci...».

Ed è proprio sul generale e sulle sue preferenze che riponevano le speranze in via Bellerio. Per ora, però, nessun effetto Vannacci, che scarica su Bossi: «Se avessi un amico che di punto in bianco cambia bandiera lo considererei un traditore».

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