Legami delle coop con la 'ndrangheta: così gestivano i flussi degli immigrati

Nuovi arresti nello scandalo "Mafia Capitale". Con la 'ndrangheta Buzzi gestiva il ricollocamento degli immigrati in esubero del centro di prima accoglienza di Crotone

Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati nella cupola affaristica romana
Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati nella cupola affaristica romana

L'inchiesta "Mafia Capitale" si allarga ancora. E punta dritto alla Calabria. I carabinieri del Ros hanno arrestato Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, entrambi per associazione di tipo mafioso, con l'accusa di aver assicurato il collegamento tra le cooperative gestite dalla cupola romana e la 'ndrangheta. L'appalto per la pulizia del mercato Esquilino veniva garantito in cambio della protezione, in Calabria, a tutte quelle cooperative che si occupano dell’assistenza agli immigrati appena sbarcati.

Politica, cooperative e malavita. Gli interessi erano pressoché comuni. Le cooperative gestite da Salvatore Buzzi sotto il diretto controllo di Massimo Carminati erano strettamente legate alla cosca Mancuso di Limbadi, consorteria di matrice ’ndranghetista egemone nel vibonese. Lo scorso luglio Buzzi aveva, infatti, affidato la gestione dell'appalto della pulizia del mercato Esquilino a Giovanni Campennì, ritenuto "imprenditore di riferimento" della cosca Mancuso, attraverso la creazione di una Onlus denominata "Cooperativa Santo Stefano". I carabinieri sono, poi, riusciti a documentare come già nel 2009 Rotolo e Ruggiero si fossero recati in Calabria, su richiesta dello stesso Buzzi, per accreditarsi coi Mancuso attraverso esponenti della cosca Piromalli. L'obiettivo era di mettere le mani sulla gestione del ricollocamento gli immigrati in esubero che si trovavano al centro di prima accoglienza di Crotone. Secondo gli investigatori, dunque, Ruggiero e Rotolo si sarebbero avvalsi dei rapporti privilegiati instaurati con "qualificati esponenti" della 'ndrangheta per agevolare le cooperative rosse per incanalare i flussi di clandestini dalla Calabria a Roma.

Il rapporto tra le cooperative e la malavita è stato definito dagli inquirenti "sinallagmatico". A fronte della protezione offerta in Calabria alle società di Buzzi, la cosca Mancuso è riuscita a infiltrarsi nella gestione degli appalti pubblici nella Capitale. "Siccome stanno aumentando i pasti mi ha detto 'facci entrare anche la ’ndrangheta'", diceva Carminati a Paolo Di Ninno, commercialista di Buzzi in carcere per associazione mafiosa, e Claudio Bolla, stretto collaboratore del ras delle cooperative sociali. "Caso mai ti butto dentro una fatturina - continuava l'ex Nar - sto mese per il mese prossimo...e poi con il fatto della sovrafatturazione, quando aumentano i pasti capito... cinque sacchi in più". In un’altra conversazione intercettata, poi, è lo stesso Buzzi a svelare i legami con le cosche: "Perché Claudio è cosi... ma è tremendo... ma nemmeno Sandro: gli ho visto fare una volta una trattativa con la ’ndrangheta...

’ce fai sparà gli ho detto... ce fai sparà... 'ndranghetisti... a trattà sui 5 lire... gl’ho detto 'scusa chiudi chiudi', glie facevo chiudi e questo rompeva il cazzo... ce sparano sto giro... in piena Calabria!".

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