"La legge salva-sindaci va approvata subito. Indagini solo per dolo"

Il vicepresidente dell'Anci: "Il ddl è pronto Bisogna ridare serenità ai primi cittadini"

"La legge salva-sindaci va approvata subito. Indagini solo per dolo"

Non solo la sindaca di Crema, indagata per il ferimento di un bambino in un asilo. L'ex sindaco di Catania finito «sotto inchiesta per una nomina e poi archiviato», o l'ex primo cittadino del comune di Traves, 500 abitanti nella provincia di Torino, rinviato a giudizio per omicidio colposo per la morte di un volontario caduto da una scala su cui era salito per sistemare l'albero di Natale del paese. «Come quello più celebre di Chiara Appendino (condannata per la tragedia di piazza San Carlo, ndr), si tratta di casi paradossali», dice Roberto Pella, sindaco di Valdengo (Biella), vice presidente vicario dell'Anci e anche deputato di Forza Italia. «Sono contento che ora colleghi parlamentari esprimano solidarietà ai sindaci italiani coinvolti in inchieste assurde, ma ore serve un atto concreto». Si acceleri, chiede, sulla legge che porta il suo nome essendone primo firmatario: «Liberiamo i sindaci» e sottoscritta da migliaia di primi cittadini in Italia.

A che punto è il disegno di legge?

«Dopo un anno e mezzo aspetta di essere approvato in commissione congiunta Bilancio e Affari costituzionali la prossima settimana. Ha l'accordo unanime di tutte le forze politiche e si basa sulla netta separazione tra responsabilità e competenze. Va approvata nell'interesse di chi oggi decide di fare sindaco, perché così rischiamo di non avere più candidati. La legge è politicamente trasversale e può cambiare le cose».

Come?

«Eviterà ai sindaci di finire sotto inchiesta non per dolo ma per questioni che nulla hanno a che fare con le responsabilità di un primo cittadino. Anche perché molte inchieste sono la conseguenza della mancanza di risorse, che non dipende dai comuni. Se un sindaco ha cento di risorse e un piano di sicurezza costa mille, quel piano non può essere fatto. A un sindaco non si può chiedere di mettere in sicurezza le scuole se non ha i soldi per gli interventi. Si chiedono ai sindaci cose che non possono fare e poi di risponderne».

Spesso le inchieste finiscono in archiviazioni, senza che si arrivi alla richiesta di rinvio a giudizio.

«Sì, ma quando un sindaco viene colpito da un avviso di garanzia per qualcosa su cui lui non ha competenza vive una situazione drammatica dal punto di vista umano e dei rapporti con la famiglia. Come può reagire un bambino quando i compagni di scuola gli dicono che suo padre sindaco è indagato? Spesso vivono drammi psicologici e familiari. E vedono compromesse le proprie professioni».

È uno dei motivi per cui si fatica a trovare candidati?

«Su 8mila comuni in Italia, 6mila hanno meno di 5mila abitanti, un sindaco sotto 5mila abitanti guadagna tra un minimo di 700 e un massimo di 1.300 euro lordi, parliamo di stipendi ridicoli rispetto alle responsabilità che ci sono e ai rischi esponenziali cui sono esposti quotidianamente. Chi fa il sindaco sa che rischia ogni giorno di finire sotto processo mettendo a repentaglio la propria vita privata, ma anche quella professionale, se sono liberi professionisti. Per non parlare dei danni economici personali, perché gli avvocati non li paga il comune, se li pagano da soli».

Non si rischia dall'altra parte di deresponsabilizzare i sindaci?

«No, anzi. È giusto e doveroso indagare i sindaci quando ci sono delle negligenze gravi e delle responsabilità dirette, ma bisogna evitare in tutti i modi che finiscano nel tritacarne per questioni su cui non hanno alcuna competenza concreta.

Non è possibile avere il controllo su tutto quello che succede sul territorio, dalle buche alle scuole, agli atti dei dirigenti. Il mio non è un attacco alle procure che fanno quello che è previsto dalla legge, ma bisogna eliminare le storture. E non per dare ai sindaci un'immunità ma la serenità di non finire sotto processo per colpe non loro».

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