Loujain al-Hathloul, 31 anni, attivista saudita per i diritti umani, ha uno sguardo fiero e profondo. E la sua storia testimonia la forza interiore che possiede. È stata arrestata nel 2018 - insieme ad altre compagne - per aver guidato da sola poche settimane prima che il divieto fosse cancellato. Ma i funzionari sauditi insistono che la sua detenzione non ha nulla a che fare con questo problema. Il caso però ha raccolto forti critiche da parte dell'Occidente sulla situazione dei diritti umani a Riad.
Al-Hathloul è stata tra una manciata di donne saudite che hanno apertamente chiesto il diritto di guidare prima che fosse concesso nel 2018 e la rimozione delle leggi sulla tutela maschile che avevano a lungo soffocato la libertà di movimento e la possibilità di viaggiare delle donne. Dopo essere stata processata al tribunale penale di Riad, il caso è stato trasferito il mese scorso alla Corte criminale speciale, che si occupa di terrorismo. Lì sono scattate accuse di aver contattato non meglio definite organizzazioni di Stati esteri «non amici» di Riad per destabilizzare il regime saudita, e di aver parlato con giornalisti, diplomatici stranieri e dissidenti sauditi che vivono all'estero.
Al-Hathloul ora è stata condannata a cinque anni e otto mesi di prigione, ma l'attivista è già in un carcere di massima sicurezza da due anni e mezzo. Lei e la sua famiglia hanno negato tutte le accuse. «Mia sorella non è una terrorista, è un'attivista», ha detto Lina al-Hathloul. «Essere condannata solo per questa attività quando Mbs e il Regno saudita pubblicizzano con così tanto orgoglio le stesse riforme per cui lei si batte è l'ipocrisia suprema». La famiglia dell'attivista ha anche raccontato che è stata tenuta in isolamento per tre mesi dopo il suo arresto e che è stata sottoposta a scosse elettriche, frustate e molestie sessuali. Ma le sarebbe stata offerta la libertà se avesse accettato di dichiarare in un video che non fosse stata torturata. Il principe ereditario Mohammed bin Salman aveva già accusato le militanti per i diritti delle donne di spionaggio per conto dei rivali regionali: Qatar e Iran.
In tutto questo lo scenario internazionale è in profondo cambiamento. L'Arabia Saudita si è congratulata con Joe Biden per la sua vittoria, ma rimane preoccupata a causa del suo piano di ritornare all'accordo nucleare dell'era Obama con l'Iran. Ma i problemi non finiscono qui. Quando Biden assumerà la carica di presidente degli Stati Uniti, dovrebbe assumere anche una posizione più dura sulle violazioni dei diritti umani. Al-Hathloul ha ricevuto nel frattempo una nomination per il Premio Nobel per la Pace e il suo caso ha proiettato una luce negativa sul Regno assieme all'uccisione del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi da parte di agenti del governo a Istanbul. Tutto ciò ostacola gli sforzi per attirare in Arabia Saudita gli investimenti stranieri necessari per diversificare un'economia dipendente dal petrolio. Ma la storia di Al-Hathloul anche se dovesse risolversi è tragica e lo testimoniano i suoi racconti. «È stata svegliata dalle guardie ogni due ore, giorno e notte: una evidente tattica per distruggerla», ha precisato il mese scorso Amnesty International.
«Eppure, è tutt'altro che annientata». Al-Hathloul ha pure tenuto uno sciopero della fame di due settimane a novembre per protestare contro le sue condizioni carcerarie. In tribunale il suo corpo tremava e la voce era fievole.
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