La «cultura del maranza», che ha sostituito quella degli italici «tamarri» si sta diffondendo in a un ritmo elevato nel nostro Paese sospinta dai social, dove questi giovanissimi - cresciuti in Italia da genitori stranieri ma che non si riconoscono nel Paese che, magari, ha anche dato loro i natali - fanno sfoggio di tutta una serie di provocazioni contro le istituzioni e le leggi per dimostrare di poter restare impuniti. Per capire chi sono questi personaggi bisogna scavare nel web, dove si trova per esempio il giovane marocchino che in una giornata di caldo durante l'estate italiana non trova di meglio da fare che buttarsi nella fontana di piazza Brescia a Jesolo (appena ristrutturata al costo di 130mila euro di soldi pubblici) con tanto di gonfiabile. Torso nudo, pantaloncini da spiaggia, cappellino e ciabatte in plastica d'ordinanza, il nostro si è ripreso mentre tenta di adagiarsi sul gonfiabile giallo, davanti a passanti e cittadini attoniti che al tramonto speravano di godersi qualche momento di fresco e tranquillità in città.
E se non ci sono fontane a disposizione? Beh, ai giovani nordafricani poco importa, perché loro possono godersi i bagni rinfrescanti anche a bordo dei treni, gonfiando una piscinetta di gomma e riempiendola con le bottiglie. Il genio di questa follia social si fa chiamare «il capo dei treni in Italia» e ha aperto addirittura una mail per ricevere eventuali proposte di collaborazione. Sui convogli il giovane si sente il padrone indiscusso: utilizza l'interfono per fare gli annunci, rigorosamente in arabo. Il tutto, ovviamente, senza pagare il biglietto: perché questa è una delle prerogative di questi ragazzi, la sfida al sistema con la consapevolezza di non essere perseguiti. Le multe? Strappate, via, non si pagano mica.
E quando la canicola si fa asfissiante, cosa c'è di meglio del nuovo prototipo di piscina? Si utilizza una canna dell'acqua per riempire un cassonetto della spazzatura e il gioco è fatto: la vasca domestica, presa in prestito dal Comune di turno, è servita in attesa di andare a Riccione. Perché è questo il luogo estivo prediletto per i giovani marocchini e tunisini, che da anni rendono meno sicure le notti della Riviera. Viaggiano senza pagare, non hanno un alloggio e sbarcano la giornata come capita: ne sono orgogliosi sui sociali, dove si vantano di «prendere in prestito» le sdraio dei bagni sulla spiaggia, dormire sugli autobus in sosta o adagiando materassi sulla sabbia come giacigli improvvisati.
I nuovi «tamarri» si lavano nelle fontane cittadine con tanto di docciaschiuma, insultano Giorgia Meloni e minacciano chiunque provi a fermarli. Che dire, poi, dei due che hanno chiamato un'ambulanza fingendo un malore per farsi dare un passaggio fino a Riccione da un paese dell'entroterra romagnolo e si sono poi ritrovati denunciati per interruzione di pubblico servizio e procurato allarme, non prima di aver insultato random il ministro Salvini. E per chi non sapesse come facciano i ragazzini «maranza» a indossare scarpe e indumenti che costano anche diverse centinaia di euro, su TikTok c'è un video che lo spiega in modo semplice.
«I maranza buoni comprano le tute dal Marocco perché sanno la matematica», dice un giovane marocchino che spiega anche come si procurano gli abiti firmati i «maranza» cattivi: «Sono tutti originali perché loro vanno a Riccione a rubarli nei negozi italiani. E quando non ci riescono vanno direttamente dalle prede e glieli tolgono di dosso». Semplice, no?
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