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L'etiope, il beduino e l'ansia per i fratellini Bibas

Nella lista dei 33 anche i piccoli dai capelli rossi, ma non si sa se sono ancora vivi

L'etiope, il beduino e l'ansia per i fratellini Bibas
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La road map del sollievo è già tracciata. Lo disegnano i media israeliani, che pubblicano il calendario della liberazione degli ostaggi: 33 nei 42 giorni di durata della prima fase cessate il fuoco, l'unica delineata con precisione. Tutti vivi, per i morti se ne parlerà, se tutto andrà bene, nella fase successiva. I primi tre ostaggi saranno rilasciati a breve e saranno scelti tra le donne civili e i bambini. Poi allo scoccare di ogni settimana nuovi nomi saranno depennati: quattro al giorno 7, tre al 14, al 21, al 28 e al 35 e infine quattordici allo scadere della prima fase al giorno 42. In cambio Israele libererà oltre 1.000 prigionieri palestinesi, tra cui almeno 250 terroristi «con le mani sporche di sangue», come scrivono i media.

C'è ansia in Israele, tra le famiglie che ancora due giorni fa hanno incontrato il primo ministro Banjamin Netanyahu manifestandogli tutta la loro angoscia per un piano che non riguarda tutti i prigionieri ma solo un terzo dei 98 ostaggi tra civili e soldati ancora nelle mani di Hamas, dei quali peraltro si ritiene che almeno un terzo sia morto. «Portali a casa tutti», scriveva ieri sul Times of Israel, rivolgendosi a Bibi, l'editorialista David Orovitz, che ricordava come l'ultima liberazione di un ostaggio vivo, quella di Farhan al-Qadi, risale ad agosto. Poi quasi cinque mesi senza una gioia.

Tra i primi a essere liberati ci sono l'israeliano di origine etiope Avera Mengistu e il beduino israeliano Hisham al-Sayad, detenuti rispettivamente dal 2014 e dal 2015 dopo essere entrati per errore a Gaza (entrambi hanno disabilità mentali). Tra i primi a tornare a casa potrebbero esserci la ventenne Agam Berger e le diciannovenni Liri Albag (l'ultima di cui Hamas ha diffuso un video, in cui era terrorizzata), Daniela Gilboa, Naama Levi e Karina Ariev, che lavoravano come osservatrici nella base navale di Nahal Oz.

Nella lista ci sono anche i fratellini Bibas, Ariel e Kfir (nove mesi al momento del rapimento), della madre Shiri e del padre Yarden, rapiti dal kibbutz Nir Oz. Hamas sostiene che siano morti in un bombardamento ma la notizia non ha trovato conferma. Non si in quale fase potrebbero essere liberati gli ostaggi stranieri (otto thailandesi, un nepalese e un tanzaniano).

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