Letta fa l'equilibrista tra il "campo largo" e un governo senza M5s

Il leader Pd punta a un altro esecutivo ma i suoi temono voglia le urne. Ipotesi Casini

Letta fa l'equilibrista tra il "campo largo" e un governo senza M5s

Per il Pd il sentiero è strettissimo. Enrico Letta si muove con i passi dell'equilibrista per trovare una via d'uscita alla crisi politica che manda in frantumi il campo largo e provoca le dimissioni (per ora respinte dal capo dello Stato Sergio Mattarella) del presidente del Consiglio Mario Draghi.

La strada, tutta in salita e strettissima, porta a un esecutivo Draghi bis senza i Cinque stelle. Sembra l'unico scenario alternativo al voto anticipato. Anche se nelle ultime ore, al Nazareno, rimbalza, con insistenza, l'ipotesi di un governo Casini con un mandato preciso: la legge di Bilancio. Per poi andare al voto agli inizi di marzo. Un governo di scopo guidato dall'ex leader dell'Udc potrebbe diventare la scialuppa di salvataggio per tutti.

Casini è la carta da giocare per formare una maggioranza, da Leu alla Lega, nel caso in cui Draghi non dovesse cedere al pressing delle forze di maggioranza. Il ministro Orlando conferma che il Pd lavora per «la prosecuzione di un governo di unità nazionale». L'altro profilo del «traghettatore» su cui sono in corso valutazioni è il ministro dell'Economia Daniele Franco. Ma stiamo parlando di piani b. Fino a mercoledì, Letta e gli altri big del Pd proveranno a convincere l'ex numero uno della Bce a non abbandonare la nave.

Ecco il sentiero stretto: Draghi bis senza il M5s. Berlusconi e Salvini pongono una condizione per la riproposizione di un esecutivo con Draghi a Palazzo Chigi: porta sbarrata ai Cinque stelle. La strada è stretta e carica di timori. Al Nazareno un esponente di primo piano frena: «Fare un governo con i Cinque stelle all'opposizione che ci sparano contro tutti i giorni è un suicidio».

Se Letta è ancora timido, Andrea Marcucci, ex capogruppo del Pd al Senato, sdogana il Draghi bis senza M5s: «Il problema a questo punto non è neanche più Conte ed il M5S, in Senato abbiamo visto ieri che esiste una maggioranza anche senza di loro e soprattutto ascoltato l'intervento durissimo della capogruppo Castellone, ma piuttosto la Lega e Forza Italia». E se Marcucci esce allo scoperto, altre forze del Pd, da Guerini a Franceschini, lavorano nell'ombra per allungare la vita della legislatura fino alla scadenza naturale. La nascita di un esecutivo senza i Cinque stelle pone però un problema sul futuro dell'alleanza. Letta butta il pallone in tribuna: «Risolviamo una questione alla volta».

Nel Pd c'è chi spinge per l'addio ai Cinque stelle: «Se Conte ora porta fuori dal governo Draghi i Cinque stelle, non solo rompe qualsiasi possibilità di alleanza futura con il Pd, ma regala quello che rimane dei Cinque stelle ad Alessandro Di Battista. In pratica, un minuto dopo,

Conte non esisterebbe più» avverte Matteo Ricci. E anche un veterano come Luigi Zanda mostra insofferenza: «Ho imparato che in politica obiettivi impossibili non ce ne sono. Ma il segretario del Pd, Enrico Letta, e un dirigente importante come Dario Franceschini giorni fa hanno fatto capire molto nettamente le conseguenze politiche di quella che allora sembrava solo un'ipotesi lontana. La vedo difficile poi andare insieme alle elezioni. Però vediamo.

Non si può mai dire, ho visto rovesci di posizione anche in un giorno solo. Ma i segnali, come dicevo, non sono buoni» spiega in un'intervista a Repubblica. Letta non parla. E alimenta un sospetto: «Il segretario vuole le elezioni anticipate. Il Draghi bis è un bluff».

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