Se Enrico Letta sembra convinto del sostegno alla candidatura di Mario Draghi al Colle, una larga parte del Partito Democratico comunica all'esterno preoccupazione per lo schema che, secondo i piani dei più ottimisti (forse sarebbe meglio definirli utopisti) sul proseguo della legislatura, dovrebbe sostenere il prossimo esecutivo.
Il governo che dovrebbe salvare il Parlamento odierno, secondo alcune intenzioni, sarebbe una "fotocopia" di quello attuale, con il ministro della Giustizia Marta Cartabia o l'attuale capo di Dicastero dell'Economia Daniele Franco come premier. Ma - come già spiegato dal Giornale - l'operazione non è realistica. E dal Nazareno, nella mattinata odierna, è fuoriuscita una certa contrarietà a quei due nominativi.
La formula ipotizzata, ad esempio, non convince Base riformista, il correntone che vanta attualmente la maggior parte dei parlamentari iscritti ai Dem tra Camera e Senato: quella che viene chiamata "transizione tecnica" viene definita "impossibile" da più di qualcuno tra i corridoi della storica sede del Pd. L'area politica che fa riferimento tra gli altri al senatore Alessandro Alfieri ritiene - non è un mistero - che Mario Draghi debba restare premier. Il Mattarella bis è l'auspicio di coloro che eviterebbero volentieri uno sconvolgimento dell'assetto, mentre la suggestione di un nuovo esecutivo viene esclusa a priori o quasi.
Continua, inoltre, a serpreggiare un certo malcontento per la linea del segretario Dem in vista del Quirinale: "Ve lo spiego io quello che farà Letta - racconta un senatore del Pd che preferisce l'anonimato al Giornale.it - . L'ex premier darà l'impressione di far parte della corrente maggioritaria che eleggerà il prossimo capo dello Stato. Draghi se sarà Draghi, Amato se sarà Amato, Mattarella se ci saranno le condizioni". Insomma, l'ex presidente del Consiglio non si sta distinguendo per iniziativa, dicono dall'interno del partito, e cercherà la sponda del vincitore a pochi metri dal traguardo.
Ma il Pd non sta giocando una partita solitaria, come forse i Dem spererebbero: è il centrodestra ad avere la maggioranza relativa per il giro di boa del Colle e sarà il centrodestra, con ogni probabilità, a giocare in attacco.
Ieri è trapelata la voce secondo cui Silvio Berlusconi ha in buona sostanza posto un veto al proseguo della legislatura nel caso in cui Mario Draghi abbandonasse Palazzo Chigi per il traloco al
Quirinale: "Siamo entrati in un governo sostenuto da un'ampia maggioranza di cui il presidente Mario Draghi è il garante. Senza di lui si va necessariamente al voto", ha fatto sapere il fondatore del centrodestra, così come sottolineato dal Giornale.
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