"Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende di meno". Le parole di Salvatore Buzzi, ras delle cooperative rosse che facevano soldi con le emergenze grazie a una rete criminale che metteva insieme la politica e la malavita, sarà probabilmente ricordata come lo slogan degli scandali di "Mafia Capitale". Soldi e profughi, un mix esplosivo sulla pelle dei romani che negli ultimi anni si sono visti la città invasa dagli extracomunitari. Le coop rosse lucravano sul traffico di immigrati incentivato dalle leggi della sinistra. E non ne avevano mai abbastanza. Tanto che, poco prima di finire in manette, Luca Odevaine, ex vice capo di gabinetto di Walter Veltroni e ora componente del Tavolo per i rifugiati, aveva scritto al premier Matteo Renzi per chiedere nuove regole e maggiori risorse per l'accoglienza.
La sinistra predicava l'accoglienza, le cooperative di Buzzi incassavano. Paccate di soldi. "Speriamo che il 2013 sia in anno pieno di monnezza, profughi, immigrati, sfollati, minori, piovoso così cresce l’erba da tagliare e magari con qualche bufera di neve - scriveva Buzzi ai suoi amici nei messaggi di Natale - evviva la cooperazione sociale". È un sistema ben oliato. Appalti milionari per l'accoglienza dei profughi. Tutto grazie al buonismo del Pd a cui Buzzi era iscritto e alle cui cene partecipava per fare affari. "Noi quest'anno abbiamo chiuso... Con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi... - spiegava il ras delle coop - gli utili li abbiamo fatti sugli zingari, sull'emergenza alloggiativa e sugli immigrati. Tutti gli altri settori finiscono a zero". Buzzi era, infatti, riuscito a entrare nel progetto Emergenza Nord Africa attraverso il consorzio Eriches di cui fa parte la coop "29 giugno". Un fiume di denaro pubblico messo a disposizione per accogliere i profughi delle Primavere arabe. L'equazione è semplice: più profughi, più soldi alle coop di Buzzi. Tanto che nel 2013 la Eriches ha chiuso il proprio bilancio con attivo di 3 milioni netti. "Abbiamo vinto il bando promosso da Roma Capitale per 491 immigrati facenti parte dello Sprar - diceva lo stesso Buzzi - una commessa significativa che ci consentirà di stabilizzarci nel settore".
Ma i soldi non erano mai abbastanza. A settembre, quando le richieste di arresto dei pm erano già arrivate sulla scrivania del gip, Odevaine scriveva, in qualità di presidente della Fondazione Integra/azione, a Renzi per chiedergli di aumentare il giro d'affari. Era lui l'uomo del clan che, all'interno del Viminale, curava gli interessi di "Mafia capitale". Per questo incassava uno "stipendio" di 5mila euro al mese. "Aver portato da 3.000 a 20mila i posti destinati allo Sprar, la riduzione significativa dei tempi della prima accoglienza, oltre all'unificazione in capo del ministero dell'Interno delle procedure relative ai minori, punti centrali del documento - scriveva Odevaine nella lettera a Renzi riportata dal Messaggero - avvicinano sensibilmente l'Italia ai Paesi europei più avanzati nelle politiche di integrazione". Passava quindi alle richieste: "Oggi la situazione non è tale da poter pianificare accoglienza ed integrazione in modo razionale. I numeri di questa emergenza stravolgono qualsiasi possibilità di pianificazione". Da qui la richiesta a Renzi di "trovare una sintesi tra emergenza e pianificazione".
"E per far ciò è indispensabile che che ognuno faccia la propria parte", concludeva Odevaine chiedendo a Renzi di modificare gli accordi di Dublino e di far partire "operazioni umanitarie che contemplino corridoi umanitari e presidi sulle coste del Mediterraneo". E, ovviamente, chiedeva "risorse adeguate".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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