Strage del bus, Castellucci si è costituito

L'ex ad di Autostrade si è costituito

Strage del bus, Castellucci si è costituito
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Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, si è costituito in carcere dopo la condanna definitiva a sei anni di reclusione per omicidio colposo e disastro colposo, per la strage di Avellino. L'altra sera, dopo una camera di consiglio di quattro ore, la Cassazione aveva confermato le condanne decise in appello per i dodici imputati del processo sul terribile incidente avvenuto la sera del 28 luglio del 2013, quando un autobus in cattive condizioni e con un tagliando di revisione falso precipitò sul tratto della A16 nella zona di Monteforte Irpino, provincia di Avellino, causando la morte di 40 persone provenienti da un pellegrinaggio. Il bus viaggiava sprovvisto dei requisiti minimi di sicurezza e per questo è stato condannato a 9 anni di reclusione Gennaro Lametta, proprietario del veicolo guidato dal fratello Ciro, morto nell'incidente, che tentò con un'ultima manovra di evitare il peggio. Anche Lametta si è costituito, pur proclamando la sua innocenza.

Nell'impatto con il bus, hanno evidenziato i giudici di appello, le barriere del viadotto «rovinarono al suolo in presenza di un urto di portata pari a quasi la metà di quello che avrebbero dovuto contenere», a causa di uno stato di abbandono derivante dall'assoluta mancanza di manutenzione e monitoraggio. Da qui il coinvolgimento degli allora dirigenti di autostrade a partire da Castellucci, imputato anche nel processo sul crollo del ponte Morandi a Genova. «Le decisioni si rispettano anche quando risultano incomprensibili», commentano gli avvocati Severino e Dinacci. «La decisione della Cassazione ci ha molto colpito. Sulla base delle prove che abbiamo fornito siamo convinti che l'ingegner Castellucci sia totalmente estraneo ai fatti e che abbia sempre svolto accuratamente i propri doveri di amministratore delegato. La censura che gli è stata mossa peraltro riguardava attività di esclusiva competenza del progettista, neppure indagato.

Con questo verdetto, le responsabilità dei vertici diventano pericolosamente onnicomprensive. Utilizzeremo tutti gli istituti che la legge consente affinché possa essere riconosciuta la sua innocenza», hanno detto i legali.

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