"Nessun rinvio delle tasse e professionisti all'asciutto. Con questi errori Conte alimenta la rabbia sociale"

L'ex viceministro demolisce le misure per il rilancio: "Bene l'abolizione della rata Irap ma le scadenze fiscali restano confermate per la fine di giugno"

"Nessun rinvio delle tasse e professionisti all'asciutto. Con questi errori Conte alimenta la rabbia sociale"

Lo schiaffo ai professionisti. Il bonus vacanze che non rilancia il turismo. I saldi di Irpef e Ires incombenti sul calendario di fine giugno come Scilla e Cariddi. Enrico Zanetti, viceministro dell'Economia nel governo Renzi e commercialista oggi lontano dal Palazzo, ha appena finito di leggere il poderoso tomo che contiene il decreto Rilancio.

Doveva essere il decreto Aprile. Poi che è successo?

«Il governo che era partito bene in marzo con il Cura Italia, si è un po' perso per strada. Alla fine siamo arrivati alla seconda metà di maggio. E questo nel momento in cui ogni giorno in più può avere conseguenze drammatiche».

Conte ha rimediato a questo lungo stallo?

«Alcune misure sono apprezzabili come l'abolizione della prima rata Irap. Altri capitoli invece sono scritti male e le soluzioni adottate deludono».

La più clamorosa?

«Non ci sono dubbi. Hanno tagliato fuori dal bonus tutti i professionisti appartenenti ai diversi ordini professionali: medici, architetti, avvocati, commercialisti. Avevano promesso che il contributo a fondo perduto sarebbe stato dato a tutti i lavoratori autonomi, invece si sono rimangiati quel che avevano detto. Ma questo non va bene, così si fanno figli e figliastri».

Già la prima versione aveva suscitato polemiche...

«Certo. In quel caso erano stati esclusi i professionisti fuori dal perimetro dell'Inps. Una scelta che creava ancora una volta cittadini di serie A e di serie B perché chi versa i contributi alle casse autonome non può certo essere discriminato, ma in qualche modo c'era una logica, sia pure di parte».

Adesso?

«Adesso c'è solo un provvedimento odioso che provoca l'ira di migliaia di contribuenti beffati senza alcuna spiegazione e che erano convinti di ricevere quell'obolo, magari mille o duemila euro, a compensazione del crollo del fatturato in aprile. Io spero che ci ripensino».

Passiamo alle imposte...

«Qui dopo fiumi di parole registriamo una sorpresa amara».

A cosa si riferisce?

«Ai saldi di fine giugno».

Irpef e Ires?

«Che restano esattamente dove erano».

Lo slittamento?

«Per ora non c'è, poi non so cosa accadrà. Magari, in sede di conversione il Parlamento modificherà il testo, ma ad oggi non c'è nulla».

Altro che taglio delle imposte.

«Tutti o quasi hanno subito una caduta dei fatturati e degli incassi. Ce lo stiamo ripetendo da settimane, ora scopriamo che su questo fronte così infiammato non ci sarà neppure un giorno in più per pagare. Insomma, sembra che alla fine lo Stato pensi solo a fare l'esattore e a rastrellare denari. Così si fornirà altro combustibile alla rabbia sociale».

Il governo ha fatto i suoi calcoli.

«E in più di un caso non li ha fatti bene, per esempio in relazione al comparto turismo».

Dove è l'errore?

«Non so se è un errore, ma l'esecutivo ha annunciato 4 miliardi che in realtà sono molti meno: 2,6. E di questi 1,6, ovvero quelli del bonus vacanze, sono spesi male».

Il motivo?

«L'idea di incentivare l'industria delle vacanze non sarebbe sbagliata».

E allora?

«Purtroppo è pessima la realizzazione legata al reddito e all'Isee».

D'accordo, ma perché finanziare le vacanze di chi se le può permettere?

«Il punto non è l'aiuto ai ricchi ma l'assist a un settore in crisi nera. Proprio le fasce benestanti sono quelle che riempiono hotel e villaggi a quattro e cinque stelle, quelle che spendono di più e magari, se invogliate, avrebbero potuto prolungare o raddoppiare il soggiorno al mare o in montagna: due settimane invece di una».

Così?

«Così lo stimolo alla vacanza sarà poca cosa. Peccato perché Conte aveva davanti un modello che funziona benissimo e che non prevede le asticelle dell'Isee».

Il bonus edilizia?

«Certo, nelle ristrutturazioni edilizie non si fanno distinzioni e anche i miliardari possono detrarre le spese. Quel modello funziona benissimo da tanti anni, non si capisce perché cambiare strada proprio adesso. E c'è un altro aspetto da considerare».

Quale?

«Si doveva prevedere qualcosa per i commercianti delle città d'arte, da Venezia a Firenze, travolti dalla fuga dei turisti. Invece non hanno ricevuto nemmeno un centesimo. E sono rimasti indietro, come tanti altri».

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