Libera l'Isola dei Serpenti. Così l'Ucraina (che rifiata) ha spazzato via i russi

Dopo quattro mesi di lotta ripreso un lembo prezioso di territorio. Ma Mosca minimizza

Libera l'Isola dei Serpenti. Così l'Ucraina (che rifiata) ha spazzato via i russi

È un lembo di terra minuscolo, a 35 chilometri dalla costa Ucraina. Appena 0,17 chilometri quadrati. Un sasso che emerge dal Mar nero su cui non si riesce nemmeno a far crescere piante ad alto fusto e che, oggi, prende il nome dal gran numero di bisce tassellate che abitano le sue coste e che arrivano lì trasportate dalla corrente del Danubio. Eppure l'Isola dei serpenti che i greci chiamavano Leukos (per le sue rocce bianche e spoglie) è al centro di furiosi scontri da quando è iniziata l'aggressione russa all'Ucraina. L'isola consente infatti di avere un utile avamposto da un lato per la difesa costiera, dall'altro ovvero per i russi, per minacciare qualsiasi movimento Ucraino via mare nella zona.

Ieri, con ovvie manifestazioni di giubilo, le forze di Kiev sono finalmente riuscite a riprenderla. «Incapaci di resistere al fuoco della nostra artiglieria e agli attacchi missilistici della nostra aviazione, gli invasori russi hanno lasciato l'Isola dei Serpenti»: così il capo di stato maggiore ucraino, il generale Oleksii Hromov, in un briefing a Kiev, confermando il ritiro dei russi dall'isola nel Mar Nero. «Tuttavia, l'invasore continua gli sforzi per impadronirsi delle regioni di Donetsk e Lugansk, per mantenere le aree occupate delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, e creare le condizioni per un'offensiva nelle regioni di Kharkiv e Mykolaiv», ha aggiunto. Ma la soddisfazione era evidente, del resto anche in altri settori gli ucraini segnalano successi locali, come la distruzione di una colonna di rifornimenti ad opera della 95esima brigata aerea d'assalto. Lo è stata ancor di più nell'entourage del presidente Zelensky. «Sull'Isola non ci sono più truppe russe! ha twittato il consigliere presidenziale Andriy Yermak - Le nostre forze armate hanno fatto un grande lavoro! Li abbiamo cacciati!». Con l'aggiunta di un bel «KABOOM» tutto in maiuscolo che era il commento alle colonne di fumo nero che ieri mattina si alzavano dalle postazioni che i russi hanno dovuto abbandonare. Era dal 23 giugno che Kiev martellava Ostriv Zmiïnyj (questo il nome ucraino dell'isolotto). Da un punto di vista simbolico per cancellare quella prima conquista dell'invasore russo. Le forze speciali di Putin appoggiate da una superiorità navale schiacciante l'avevano invasa il 24 febbraio, ed era parsa subito, con quel «Andate a farvi fottere» partito dalla piccola guarnigione dell'isola, un esempio morale di resistenza. Ma c'è ben di più, riprendere l'isola rende Odessa e le rotte verso Odessa decisamente più sicure. E sloggiare i russi non è stato facile: ci sono voluti 4 mesi, i 10 raid di questi giorni, nuovi obici semoventi piazzati sulla costa, i droni turchi fatti decollare in sequenza e «il supporto dei partner stranieri» che ora vengono ringraziati «per le armi fornite». Per dare l'idea di quanto lo scontro sia stato duro un tentativo di sbarco ucraino, l'8 maggio, era finito con gravi perdite (secondo i russi più di 50 ucraini uccisi). Ora la situazione è ribaltata. E Mosca tenta di minimizzare: «Le nostre forze armate hanno soltanto raggiunto gli obbiettivi prefissati ha detto il generale Igor Konashenkov, portavoce della Difesa - e, in segno di buona volontà, hanno rimosso la guarnigione per consentire d'esportare più facilmente il grano». Anzi lo sgombero viene utilizzato come strumento di pressione su Kiev rilanciando: «Ora sarà chiaro alla comunità internazionale che la Russia non interferisce sugli sforzi dell'Onu d'organizzare un corridoio umanitario e d'esportare prodotti agricoli dall'Ucraina. Questa decisione non consentirà a Kiev di speculare oltre». Uno sminamento a cui Kiev non può certo adempiere visto la minaccia della flotta russa.

In realtà, militarmente parlando, il tentativo di tenere l'isola è costato alla Russia la perdita di un gran numero di imbarcazioni tra cui il rimorchiatore carico di armamenti Vasily Bekh. Ora resta da capire se gli ucraini riusciranno a gestire il possesso dell'isolotto in modo proficuo.

Di sicuro anche solo l'allontanamento dei russi elimina uno dei talloni d'Achille dell'Ucraina sul fronte sud. Non per niente gli antichi Greci la chiamavano anche l'isola d'Achille, sorgeva lì un tempio dedicato all'eroe mirmidone.

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