Immigrazione, il diktat della Libia all'Italia

Ieri a Roma il ministro dell'interno libico Fathi Bashaga ha incontrato sia Luciana Lamorgese che Luigi Di Maio: nel corso dei vertici, il rappresentante di Tripoli ha chiesto maggior sostegno economico e politico da parte dell'Italia

Immigrazione, il diktat della Libia all'Italia

Una visita durata diverse ore, durante la quale sono stati incontrati i vertici del Viminale e della Farnesina ed in cui, alla fine, come prevedibile è stato presentato il conto.

Si può riassumere così la presenza nella giornata di ieri del ministro dell’interno libico, Fathi Bashaga, il quale è stato a Roma nel giorno in cui il memorandum tra Italia e Libia veniva ufficialmente rinnovato, dopo la scelta fatta dal governo a novembre, per ulteriori tre anni.

L’arrivo del ministro libico nella capitale, è caduto in uno dei momenti più delicati sia nei rapporti tra i due paesi e sia in riferimento all’immigrazione. Il mese di gennaio si è aperto con numeri da record e si è chiuso con un’impennata con pochi recenti precedenti riguardo gli sbarchi. Rispetto al 2019, l’aumento del numero di approdi di migranti nel nostro paese è del 700%, molti di loro sono arrivati dalla Libia.

Qui la guerra è sempre più intensa, le promesse di una tregua elargite durante e dopo la conferenza di Berlino del 19 gennaio scorso costituiscono già un lontano ricordo. E la Guardia Costiera di Tripoli, dal canto suo, forse anche per questo motivo dall’inizio dell’anno non ha svolto a pieno il suo lavoro.

Quando il mare a gennaio ha avuto condizioni quasi perfette per la navigazione, nel giro di poche ore dalla Libia riuscivano a partire anche più di dieci barconi per volta. Segno di come le forze locali non hanno più, ad un certo punto, fermare i trafficanti. Oppure, ed è questo un sospetto emerso nei giorni scorsi, non hanno voluto.

Molte sono le convergenze che possono giustificare il trend sempre più in aumento delle partenze dalla Libia, al tempo stesso però non può passare inosservato che l’impennata di sbarchi sia arrivata nel momento in cui si stava per rinnovare il memorandum.

L’accordo siglato nel 2017 tra Roma e Tripoli è stato al centro degli incontri di ieri tra Bishaga e Luciana Lamorgese, così come dei colloqui avuti dal rappresentante libico con il ministro degli esteri Luigi Di Maio. Il suo rinnovo era stato già deciso a novembre, non senza polemiche interne all’attuale maggioranza giallorossa. Il presidente del consiglio Giuseppe Conte, assieme alla Lamorgese, ha promesso a suo tempo l’avvio di una fase di revisione dello stesso memorandum per garantire il rispetto dei diritti umani nelle strutture libiche.

La semplice richiesta di modifiche, da alcune milizie in Libia è stata vista come la possibilità di provare a chiedere più soldi all’Italia. Mentre il governo di Tripoli, dal canto suo, ne ha approfittato per tentare di avere almeno guadagni politici. In poche parole, dall’altra parte del Mediterraneo si è pensato di fare pressione sull’Italia e la partenza di più barconi dalle coste libiche potrebbe avere anche quest’ultima circostanza come spiegazione.

E ieri Bashaga, come detto ad inizio articolo, ha in effetti presentato il conto. Sotto un profilo prettamente politico, il ministro dell’interno libico ha ancora una volta chiesto chiarezza al nostro paese. In particolare, Tripoli vorrebbe sapere da Roma da che parte sta l’Italia e se il governo ha o meno reale volontà di supportare l’esecutivo guidato da Al Sarraj. Bashaga però, ha anche presentato un conto economico: se da parte italiana si insiste con il chiedere maggiori garanzie per il rispetto dei diritti dei migranti in Libia, allora secondo le autorità di Tripoli da Roma occorrono più soldi e più investimenti in attrezzature.

Così come rivelato da La Stampa, Bashaga in particolare avrebbe chiesto all’Italia più fondi per allestire campi per migranti, molti dei quali sono stati chiusi sia dal governo libico che dalle Nazioni Unite. Allo stesso tempo, sono state chieste attrezzature per garantire un migliore pattugliamento sia delle coste che dei confini meridionali.

Negli incontri si è anche parlato di sicurezza e di contrasto al terrorismo, ma è chiaro che l’argomenti più spinoso alla fine delle ore di permanenza di Bashaga a Roma è stato quello dell’immigrazione. La Libia chiede di più, sia in termini politici che economici, l’Italia per il momento si limita a dire, per bocca del ministro Di Maio, che da Roma si è impegnati a valutare tutto con attenzione e che si stanno discutendo “una serie di emendamenti al fine di migliorare i contenuti del memorandum bilaterale in materia migratoria del 2017, con particolare riguardo al rispetto dei diritti di migranti e richiedenti asilo”.

Se il tour

romano di Fathi Bashaga può essere considerato un successo o meno e se, soprattutto, alla lunga ha assolto alla funzione di far diminuire gli sbarchi, è un qualcosa che potrà essere verificata soltanto nei prossimi giorni.

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