L'imprenditore allo stremo che resiste sotto le bombe

Klim produce imballaggi alimentari a Dnipro "Mancano rifornimenti, operai e mercato"

L'imprenditore allo stremo che resiste sotto le bombe

«Non ce la facciamo più. Potremmo davanti avere settimane, o pochi giorni. La maggior parte delle aziende a Est, Nord e Sud dell'Ucraina sono distrutte o sono chiuse. Così salta la catena di approvvigionamento del Paese. Stiamo facendo uno sforzo enorme per resistere, ma le risorse sono ormai poche».

La spina dorsale dell'Ucraina è allo stremo. Le imprese non hanno più benzina, letteralmente, né mercato. Ma lo sforzo continua per non far cedere anche gli ultimi pilastri necessari alla resistenza militare e all'assistenza alla popolazione civile. Klim Tulin, giovane imprenditore di Dnipro, a est di Kiev, ha una fabbrica che produce scatole, duecento dipendenti di cui molti partiti per il fronte. Ma le sue scatole servono per gli imballaggi degli alimenti che le aziende devono consegnare ai supermercati. Dopo oltre un mese di guerra e bombardamenti la rete che tiene insieme il Paese è fragilissima. «Molte aziende sono state distrutte - dice al Giornale - o sono finite in mano ai russi. Ho clienti in tutta l'Ucraina che mi raccontano lo stesso scenario. Quando la guerra è iniziata, si sperava che i russi non distruggessero le imprese strategiche. Invece hanno distrutto tutto». Per quanto tempo puoi andare avanti? «Dipende da quanto lontano resteranno i russi da Dnipro e da quanti missili colpiranno la nostra città. Quanto possiamo resistere non lo so. Potrei dirti domani? Stanotte? Non lo so». È ora un problema di sopravvivenza. «I nostri clienti che avevano ordinato le nostre scatole non ci sono più, sono aziende distrutte. Abbiamo un magazzino da 150mila dollari di merce. Non posso vendere perché non ho più clienti. Quelli rimasti hanno ordinato solo il 6 per cento di quello che facevano prima. E se questa guerra continua non avremo più persone per lavorare, nessun cliente, il Paese sarà distrutto, è solo questione di tempo. Già oggi la catena di approvvigionamento è per metà distrutta».

L'export è bloccato, «non abbiamo accesso ai porti, non possiamo importare niente, non possiamo esportare. Tutto quello che è stato ordinato è in Cina non è mai arrivato, non possiamo ricevere materie prime. I clienti nel mondo non ricevono le nostre merci. Non abbiamo avuto neanche un centesimo dal governo, dall'Europa, solo un piccolo contributo che Zelensky aveva promesso ma che copre appena il 30 per cento delle vendite che facevamo ogni mese, quindi è come niente. Abbiamo bisogno di incassare, le persone hanno fame, abbiamo bisogno di soldi per mandare avanti l'attività. Tutti qui pensano a come fare per sopravvivere». I clienti di Klim esportavano le scatole, per esempio, per la Apple: «Dovevano andare in Europa, Svezia, Regno Unito». Ma non esportano, non incassano e non possono pagare Klim. In ginocchio anche altri settori strategici: «La regione del Donbass aveva enormi quantità di risorse di gas naturale. Dopo che la Russia l'ha occupata, tutte le attività minerarie sono state congelate. Il nostro esercito non ha forze per respingere i russi. Abbiamo bisogno di armi pesanti. Il nostro cielo non è protetto. Ogni giorno i russi distruggono qualcosa di importante e uccidono persone usando razzi e aerei. Hanno distrutto Mariupol.

Hanno in programma di farlo con ogni città che si rifiuta di arrendersi». Klim ha usato le sue poche risorse rimaste per comprare attrezzature per i suoi lavoratori che sono andati al fronte a combattere. «Abbiamo preso per loro stivali vestiti, torce. Resisteremo ancora, quanto potremo».

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