L'inciampo del sindaco De Caro nella scalata al Nazareno

Candidato per il Sud alle Europee puntava a superare la leader dem. I rapporti con De Luca e i sospetti su Emiliano

L'inciampo del sindaco De Caro nella scalata al Nazareno
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«Stamattina mi sono svegliato e ho trovato la mia faccia su alcuni giornali, accostata al termine mafia». Il sindaco di Bari Antonio Decaro, già messo nei guai dall'alleato governatore di Puglia, Michele Emiliano, torna sui social per fugare i dubbi sulla foto che lo ritrae - durante una festa patronale - con le parenti di un boss locale che gli avevano chiesto il solito selfie: «Mi sono chiesto chi fossero, di foto così me ne chiedono tutti i giorni», dice, e racconta di aver ricostruito (telefonando a carabinieri, polizia e parroci) che «sono parenti del boss Capriati ma non hanno nulla a che fare con il resto della famiglia».

Ma oltre a chiarire quel casuale incontro di un anno fa, Decaro torna a prendere le distanze dal medesimo Emiliano, e dai suoi imbarazzanti racconti di incontri con familiari dei locali capibastone. Il sindaco, e si può capire perché, ha ormai il dente avvelenato con il potente e chiassoso presidente della Regione, suo mentore politico da cui tentava - finora con successo - di emanciparsi.

Il «caso Bari», cavalcato dal centrodestra dopo la decisione del Viminale di inviare la commissione ispettiva sulle «infiltrazioni» criminali a Bari (cui ieri il sindaco ha assicurato «massima collaborazione»), si era trasformata per Decaro in un atout politico: sindaco popolarissimo, con percentuali altissime di consenso e descritto dagli stessi pm che conducono le indagini penali come gran nemico dei boss locali, aveva capito al volo che il ruolo del perseguitato politico gli giovava. All'esterno, proiettandolo sulla scena nazionale, portato in processione antimafia da Don Ciotti e acclamato sabato dalla folla barese radunata in suo supporto dalla Cgil. E all'interno, blindando la sua candidatura da capolista nel Sud alle Europee e il suo ruolo di potenziale contraltare nel Pd a Elly Schlein. Il voto del 9 giugno, nei piani dei suoi supporter dem (come il governatore campano De Luca, il sindaco di Reggio Falcomatà, il lucano De Filippo, l'abruzzese D'Alfonso) poteva diventare una sorta di primaria virtuale tra la sua candidatura e quella di Schlein: se Decaro - come assai probabile - la battesse nelle preferenze, la segretaria ne uscirebbe indebolita. Ecco perché, dicono i maligni, Elly vuol mettersi nelle retrovie e candidare capolista al Sud l'«esterna» Lucia Annunziata. La quale a sua volta ha capito che rischia di finire stritolata e si sottrae, chiedendo di essere candidata altrove.

Ma Emiliano (volutamente, per qualcuno; o inavvertitamente, nell'ansia di dimostrare di essere solo lui il vero padrone di Puglia, secondo i più) gli ha rovinato la festa, sollevando un polverone con quell'imbarazzante esternazione sull'incontro con la sorella del boss, fatta dal palco di Bari e immortalata dal video della giornalista Annarita Di Giorgio.

Grazie a lui ora Decaro è costretto a giocare in difesa, mentre alcuni suoi sostenitori esterni picchiano duro contro Emiliano: «Parole scomposte, stile sopra le righe, fa danni», accusa Nichi Vendola. «Decaro è un bravissimo amministratore e persona perbene. Non posso dire lo stesso di Emiliano», infierisce Matteo Renzi.

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