L'incubo degli 007 americani: "Col Cremlino spalle al muro si rischia la minaccia nucleare"

L’ipotesi di una guerra "sporca": chimica o persino atomica. Mosca ha 4.477 testate e 1.558 sono già pronte all’uso

L'incubo degli 007 americani: "Col Cremlino spalle al muro si rischia la minaccia nucleare"

Raggiunto forse il picco massimo dell'escalation verbale, con Joe Biden che in poche ore è passato dal dare a Vladimir Putin del dittatore, dell'assassino e del criminale di guerra, da Washington si torna a sventolare preoccupanti analisi militari. L'ultima valutazione della Defense Intelligence Agency (Dia), gli 007 militari del Pentagono, evidenzia il rischio di gesti sconsiderati dello zar: siamo all'allarme atomico o di una guerra «sporca».

Quello «chimico» era già stato evocato dal segretario di Stato Antony Blinken: «La Russia può compiere un attacco sotto falsa bandiera, con armi chimiche». Un'accusa, ribaltata ieri dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che rinfaccia all'America «di aver creato un po' in tutto il mondo laboratori biologici, circa 300 in vari Stati, molti di questi nelle ex repubbliche sovietiche, Ucraina inclusa». Che sia però il Pentagono a rendere tangibile la minaccia nucleare, cambia l'approccio con le notizie dal campo. Gli Usa intravedono possibili eventi inventati da Mosca per giustificare incrementi della forza bellica; il rapimento di funzionari ucraini e la sostituzione con «fantocci» (come Putin «ha già fatto», dice Blinken) o l'ingresso di mercenari e combattenti stranieri. Washington teme l'incidente, e i timori sull'espansione del conflitto sono anche geografici. L'attacco di ieri a Leopoli testimonia quanto si sia già allargato il fronte rispetto alle origini: era la città che ospitava i diplomatici, considerata quasi intoccabile, vicina al confine polacco, quindi alla zona Nato.

Visto il cinico rigore con cui lo zar sta applicando lo strumento militare boots on the ground, esponendo l'esercito a perdite, già 7 mila, senza contare i contractor, Mosca «probabilmente farà affidamento sul suo deterrente nucleare», ha spiegato il generale Scott Berrier, capo della Dia, al Congresso: ciò servirebbe a Putin «per proiettare forza» in patria e all'estero.

Quel «sappiamo cosa dobbiamo fare...», pronunciato ieri dallo zar allo stadio; la comunicazione di Lavrov (in inglese), «ogni camion sarà un bersaglio perché l'obiettivo è rimuovere ogni minaccia», mettono gli Usa sul chi vive. Il vantaggio, se così si può definire, è che finora le intelligence americane hanno dato informazioni esaustive; sul fatto che Putin fosse pronto all'invasione, mentre l'Ue era convinta del contrario. Ora, l'ipotesi delle bombe.

La Russia ha a disposizione ben 4.477 testate nucleari, delle quali 1.588 già schierate e pronto uso. Si sommano a quelle avviate allo smantellamento per un totale di 5.977, secondo le stime del think tank indipendente Federation of American Scientists (Fas). Stando al Bulletin of the Atomic Scientists, 812 piazzate su missili balistici intercontinentali (Icbm), 576 su sottomarini e circa 200 sui bombardieri. Altre 977 in scatola; poi 1.912 testate tattiche a corta gittata e potenza ridotta da usare ipoteticamente sul campo.

Stavolta anche le parole di Emmanuel Macron, presidente Ue fino a luglio, lasciano temere il peggio: «Prepariamoci a una guerra ad alta intensità, può tornare sul continente». L'Eliseo parla del dovere di «flessibilità» in vista di nuovi tipi di conflitto. Raddoppia i riservisti. Promesse elettorali, certo. Che non lasciano però presagire nulla di buono se lo stallo dovesse trascinarsi. Il conto delle armi è inevitabile. La Fas stila la classifica nucleare: la Cina 350 testate, la Francia 290, il Regno Unito 225, il Pakistan 165, l'India 160, Israele 90 e la Corea del Nord 20. La Russia vanta test con missili da crociera ipersonici capaci di trasportare le bombe: gli States sono più indietro, pur avendo Washington a disposizione quasi 5.500 ordigni nucleari.

«Putin non sta cedendo e potrebbe diventare più disperato», insiste Blinken citando pure «tattiche terroristiche». Evaporato ogni spiraglio diplomatico diretto, il nastro si riavvolge ai giorni più tesi del passato. E si considerano tutti gli scenari apocalittici di un conflitto allargato.

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