L'India sta per sorpassare la Cina diventando il paese più popoloso del mondo. Secondo le stime dell'Onu, entro la metà di quest'anno gli indiani saranno 1,4286 miliardi, rispetto agli 1,4257 miliardi di abitanti del Dragone. Nel rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) sullo stato della popolazione mondiale non è specificato quando di preciso l'avvicendamento al vertice dovrebbe avvenire: questo a causa dell'incertezza sui dati provenienti da New Delhi, dove l'ultimo censimento è stato condotto nel 2011 e quello successivo, previsto per il 2021, è stato rinviato al 2024 a causa della pandemia.
La crescita in entrambi i giganti asiatici in ogni caso sta rallentando, a un ritmo molto più veloce in Cina che in India. L'anno scorso la popolazione cinese è diminuita per la prima volta dal 1961, una svolta storica che dovrebbe segnare l'inizio di un lungo periodo di declino del numero di cittadini con profonde implicazioni per la sua economia e il mondo. Nonostante Pechino abbia abbandonato la politica del figlio unico e introdotto incentivi per le coppie per avere due o più figli, l'aumento del costo della vita e il crescente numero di donne che entrano a far parte della forza lavoro sono alcuni dei fattori a cui si imputa il calo della natalità. Anche in India i tassi di fecondità sono diminuiti notevolmente negli ultimi decenni, passando da 5,7 nascite per donna nel 1950 a 2,2 nascite per donna oggi. «I numeri non dovrebbero innescare ansia o creare allarme. Piuttosto essere visti come un simbolo di progresso, sviluppo e aspirazioni se i diritti e le scelte individuali vengono sostenuti», afferma il rapporto dell'Onu. Dal quale si evince che la demografia globale sta cambiando rapidamente: due terzi delle persone vivono in contesti di bassa fertilità, mentre otto paesi rappresenteranno la metà della crescita prevista della popolazione mondiale entro il 2050, ossia Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania, riordinando drasticamente la classifica dei paesi più popolosi. Secondo le Nazioni Unite, però, invece che fissarsi sull'effetto dell'aumento della popolazione mondiale, il mondo dovrebbe guardare ai diritti riproduttivi delle donne.
Ad esempio, il 44% di donne e ragazze in coppia in 68 paesi non ha il diritto di prendere decisioni informate sul proprio corpo quando si tratta di fare sesso, usare la contraccezione e cercare assistenza sanitaria. E circa 257 milioni di donne in tutto il mondo hanno un bisogno insoddisfatto di una contraccezione sicura e affidabile. I governi stanno adottando sempre più politiche volte ad aumentare, abbassare o mantenere i tassi di fertilità, ma secondo le Nazioni Unite gli sforzi per influenzare tali numeri sono molto spesso inefficaci: «La domanda è tutti possono esercitare il diritto umano fondamentale di scegliere il numero dei propri figli?. Purtroppo, la risposta è un clamoroso no», sottolinea la direttrice esecutiva di Unfpa, Natalia Kanem. «I corpi delle donne non dovrebbero essere tenuti prigionieri degli obiettivi della popolazione - continua - Per costruire società fiorenti e inclusive dobbiamo ripensare radicalmente il modo in cui pianifichiamo il cambiamento demografico». Kanem ritiene che «la riproduzione umana non sia né il problema, né la soluzione.
Quando mettiamo parità di genere e diritti al centro delle nostre politiche demografiche siamo più forti, e più capaci di affrontare le sfide derivanti dal rapido cambiamento delle popolazioni. Inseguire obiettivi di fertilità e cercare di influenzare il processo decisionale riproduttivo delle donne porterà solo al fallimento».
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