L'inferno nell'Azovstal: fallite le evacuazioni "Qui serve un miracolo"

L'Ucraina non vuole concedere l'acciaieria. Per Mosca tregua "se si arrendono i militari"

L'inferno nell'Azovstal: fallite le evacuazioni "Qui serve un miracolo"

Dopo 71 giorni di battaglia la caduta o la salvezza di Mariupol diventa sempre più fondamentale per disegnare gli scenari futuri della guerra. Putin vorrebbe annunciare, per la parata del 9 maggio, la conquista della località portuale, ma le milizie Azov e della 36a brigata separata di marine stanno ancora dando vita a una resistenza sbalorditiva. Il presidente russo è pronto a garantire un salvacondotto ai civili dall'acciaieria Azovstal, «ma i militari nello stabilimento devono arrendersi», dice in una telefonata con il premier israeliano Bennett.

Per il terzo giorno consecutivo l'esercito russo ha fatto irruzione nelle acciaierie, dove sono tutt'ora in corso combattimenti sanguinosi e attacchi con aerei, artiglieria e fanteria. Con un messaggio Telegram il comandante del reggimento Azov Denys Prokopenko narra la tragicità degli eventi: «La situazione è estremamente difficile, ma nonostante tutto continuiamo a mantenere la linea compiendo sforzi sovrumani». Il capitano Svyatoslav Palamar conferma: «Gli invasori sono nello stabilimento, ma non ci hanno buttato fuori. Siamo però preoccupati per i civili. Devono poter lasciare l'impianto in sicurezza, altrimenti sarà una carneficina». Ne è convinta la presidente del Comitato parlamentare per l'integrazione nell'Ue, Ivanna Klympush-Tsintsadze, parlando alla Bbc. «La situazione è devastante, ma siamo determinati a riprendere il controllo di tutti i territori». Le forze russe sarebbero entrate nell'acciaieria attraverso i tunnel sotterranei grazie a un traditore che ha mostrato loro la strada. La parlamentare ha quindi aggiunto che Kiev sta «aspettando che accada un miracolo affinché i civili ancora intrappolati, circa 200, possano essere salvati».

L'impianto metallurgico è diventato quindi priorità per la leadership politica e militare dell'Ucraina. Tutti gli sforzi sono concentrati sulla sua difesa e sulle evacuazioni, e lo scontro tra Mosca e Kiev riguarda proprio le sorti dei civili. Per il portavoce del Cremlino Peskov, «i corridoi umanitari stanno funzionando correttamente. L'esercito blocca l'acciaieria da un punto di vista militare. Una trattativa per scambiare 15 ostaggi con una tonnellata di cibo e medicine? Lo deve valutare l'Onu». Il comandante in capo dell'esercito di Kiev, Valeriy Zaluzhny, replica invece che la tregua per garantire l'evacuazione non viene rispettata. Ci sarebbero ancora 5mila civili da evacuare in tutta Mariupol secondo la testimonianza della procuratrice generale Iryna Venediktova. Ieri circa 400 persone sono state evacuate da Mariupol, Mangush, Berdyansk, Tokmak e Vasylivka con il sostegno dell'Onu e della Croce Rossa, ma per il deputato Rustem Umerov non c'erano sfollati da Azovstal.

La situazione è molto complessa, non solo a causa dei bombardamenti, ma anche per questioni di natura epidemiologica. Manca l'acqua, che non arriva più nei luoghi dove la gente si è nascosta. In queste condizioni le infezioni si stanno moltiplicando. Si segnalano ancora numerosi cadaveri in strada (nonostante le fosse comuni allestite dai russi che stanno seppellendo altri corpi nel cimitero di Starokrimsky), e i casi di tubercolosi si moltiplicano. «Se l'inferno esiste, è qualcosa di molto simile a quello che si vive nell'acciaieria», ha detto il sindaco di Mariupol Boichenko, denunciando l'esistenza di 4 campi di deportazione in Russia, dove sarebbero detenuti almeno 2mila civili sequestrati. Per la commissaria per i diritti umani del Parlamento, Lyudmila Denisova, «la Russia ha intenzione di far sfilare i nostri cittadini alla parata del 9 maggio a Mariupol come prigionieri».

E mentre l'Onu ribadisce la presenza di un convoglio che in giornata dovrebbe consentire l'evacuazione di un notevole numero di civili, l'Oms, attraverso l'appello lanciato dal direttore Ghebreyesus, chiede un cessate il fuoco umanitario immediato.

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