Giornalisti, magistrati, avversari politici, militari e anche sportivi. Si allunga la lista dei perseguitati dal regime del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Adesso è il turno di un calciatore. Deniz Naki non ha fatto un autogol, come 23 anni fece il difensore della nazionale colombiana Andrés Escobar, ucciso a Medellín con sei proiettili, ma si è espresso contro il padre padrone della Turchia e, per questo, è considerato un nemico dello Stato. Il calciatore 28enne turco-tedesco è sfuggito a un attentato in Germania: mentre viaggiava di notte a bordo del suo suv sull'autostrada A4 è stato messo nel mirino da un cecchino, ma è riuscito a cambiare corsia non appena i primi colpi sono stati esplosi. Nato a Düren in Germania ed ex giocatore del Sankt Pauli, oggi fa parte dell'associazione sportiva curda Amed Sportuf Faaliyetle e ha vestito la maglia della squadra curda Amed Sk: era stato condannato lo scorso anno da un giudice turco per propaganda filocurda a favore del Pkk.
Al quotidiano Die Welt ha affidato l'identikit del suo assalitore: «Ritengo che possa essere stato un agente dei servizi turchi del Mit, o qualcun altro a cui non piace il mio atteggiamento politico».
Naki segue le orme del suo illustre collega (ma di altro sport) Enes Kanter, centro dei New York Knicks di basket da anni ormai in «guerra» con Erdogan che ha definito su twitter «l'Hitler dei nostri tempi» (frase che gli è costata la richiesta di almeno quattro anni di prigione dalla Procura di Istanbul). Il presidente turco lo scorso maggio gli ha annullato il passaporto, bloccandolo di fatto a Bucarest dove aveva fatto scalo da Singapore. Poi era riuscito a sbrogliare la matassa grazie all'intervento dell'Associazione giocatori e del Dipartimento di Stato Usa. Kanter ha da tempo manifestato apertamente il proprio pensiero politico in merito alla gestione Erdogan, criticandone modi e strategie e iscrivendosi tra i sostenitori del suo grande rivale in esilio, Fetullah Gülen. E conquistandosi così la black list erdoganiana.
E ancora, l'ex centravanti di Torino, Inter e Parma, Hakan Sukur (miglior marcatore di sempre della nazionale turca) protagonista della conquista della Coppa Uefa nel 2000 con la maglia del Galatasaray, è stato eliminato con Arif Erdem dalla storia del suo club per via del suo appoggio a Gülen e ora è ricercato per il fallito golpe, mentre l'attaccante Burak Yilmaz non smette di postare sui social video-appelli per il referendum sul presidenzialismo voluto da Erdogan.
Le purghe del Presidente non si limitano al rettangolo di gioco ma tracimano anche a teatro, con la crociata contro il Turkish State Theatres, dove dalla stagione 2016-2017 sono stati cassati autori non turchi come Shakespeare, Cechov, Brecht e Dario Fo per far posto a volti e testi rigorosamente locali.
Accanto agli strali contro libertà, sport e media, ecco anche i primi guai economici da gestire. I numeri del terzo trimestre 2016 del Pil, rivelano un meno 1,8 per cento in un anno, con la disoccupazione salita al 13 per cento, senza dimenticare la lira che non gode di buona salute rispetto al dollaro e l'inflazione che sale. Un'inversione di tendenza dopo il boom dei primi anni Duemila.
Se poi si aggiunge che il banchiere del presidente, il fidato Mehmet Ahkan
Atilla, arrestato a New York lo scorso marzo, è stato appena condannato dalla Corte federale di Manhattan e rischia fino a 30 anni di reclusione per truffa bancaria e corruzione, allora è tutto più chiaro.twitter@FDepalo
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